Cronaca

“Velletri, la città con la doppia faccia”: parte da Roma e dai Castelli Romani la nuova trasmissione di La7, “100 minuti”

Un quadro a tinte fosche, quello che viene fuori sulla Città Eterna e sulla sua provincia, arrivando fino a Velletri. Proprio da Roma è partita l’inchiesta realizzata da Alberto Nerazzini, nella prima puntata del nuovo contenitore condotto da Corrado Formigli

inchiesta la 7

E’ cominciata col “botto”, è il caso di dirlo, la trasmissione ‘100 minuti’, il nuovo programma di La7, andato in onda nella serata di ieri, lunedì 8 aprile. “Roma città aperta” è stato il titolo della prima inchiesta del nuovo contenitore condotto da Corrado Formigli e Alberto Nerazzini. Un quadro a tinte fosche, quello articolato  sulla Città Eterna e sulla sua provincia, arrivando fino a Velletri. Proprio da Roma è partita l’inchiesta realizzata da Alberto Nerazzini, da un racconto fatto anche con le immagini inedite ed esclusive delle ultime ore di Diabolik, le intercettazioni e gli audio agli atti di svariati processi.

“Un’inchiesta che parla di Roma ma racconta l’Italia”, così era stata presenta. Ospite della prima puntata è stato il Procuratore Capo di Napoli Nicola Gratteri, per allargare ulteriormente lo sguardo sull’inchiesta del giorno. La presentazione, d’altronde, era stata anticipatrice: “Roma città aperta a ogni forma di illegalità e malaffare. Roma città aperta alla criminalità organizzata internazionale. Roma città aperta al narcotraffico. Roma città aperta al riciclaggio di denaro. Roma città aperta alla violenza, come l’omicidio in pieno giorno di Diabolik – Fabrizio Piscitelli, storico capo ultras degli Irriducibili della curva nord della Lazio”.

Ma da Roma si è arrivati a Velletri e dintorni, rifacendosi agli assassini in cui hanno perso la vita Luca De Angelis, Federico Di Meo e Cristian Di Lauro, “tre omicidi ancora senza un colpevole”. Da lì la prima bordata al “buon nome” di Velletri”: “Tre presunti lavoratori con la doppia vita, che raccontano la mafia di Velletri, la città con la doppia faccia”.

D’altronde, aveva spiegato Formigli, “l’ambizione è quella di riportare in tv il film inchiesta”. “Un prodotto giornalistico che la tv italiana ha smarrito”, ha aggiunto Alberto Nerazzini, che a Velletri e nei Castelli Romani è venuto a più riprese per arrivare a quei 100 minuti. E che qualcosa bollisse in pentola era noto a tutti, visto che da mesi le telecamere di La7 si muovevano in città…

Nella trasmissione si è parlato un po’ di tutto, con collegamenti frutto di un lavoro partito oltre un anno fa, fatto di riprese, interviste ed intercettazioni, in cui si arriva alla ramificazione di una “vera e propria ragnatela criminale”, in cui emerge come “la mafia albanese si sta accreditando, per la sua durezza, sul piano internazionale” e in cui Velletri è tirata in ballo proprio per la presenza di boss di peso, tra cui un noto albanese la cui famiglia si insedia nella città dei Castelli ad inizio anni ’90: “E’ già un boss di peso a Roma quando nella sua Velletri scatena una vera e propria guerra, indagata dalla DDA e dai Nuclei investigativi dei Carabinieri di Roma e Frascati”. 

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Si arriva a parlare di Gomorra albanese e di un altro gruppo albanese che prende il controllo del traffico di cocaina, fino a che il primo non esce dal carcere, ben determinato a riprendersi la “sua” città. “A quello gli taglio la gola in Piazza Cairoli”, si sente dire in un’intercettazione, che fa capire il “peso” della “cosa”.

Da lì  – visto che l’inchiesta è partita oltre un anno fa – il calderone si allarga e si arriva al 30 maggio 2023, quando “la destra si riprende Velletri dopo 15 anni di centrosinistra”. Proprio quegli anni in cui il sangue ha caratterizzato la cronaca nera cittadina. Da lì la trasmissione ha aperto una parentesi che ha visto tirati in ballo diversi politici del territorio, dal Sindaco Ascanio Cascella, avvocato penalista e legale difensore di uno degli albanesi, passando per il due volte sindaco Fausto Servadio, oggi assessore, tirato in ballo per la sua parentela con “Luca o’ Gommista”, morto ammazzato a Colle Noce nel dicembre 2008, quando Servadio (presentato come quello che ha “fatto il salto della quaglia”) era già diventato Sindaco di Velletri. “A Velletri la mafia proprio non la vedi, neppure quando hai la sventura di averla in famiglia”, ha poi evidenziato con sarcasmo il giornalista, prima di accendere i riflettori anche sull’attuale Presidente del Consiglio comunale Salvatore Ladaga (noto per i suoi consensi trasversali, passato da destra a sinistra e poi nuovamente a destra), cui è stato chiesto conto dell’amicizia con una discussa famiglia di imprenditori veliterni. 

Arrivando poi al giorno della presentazione delle linee programmatiche della nuova Amministrazione comunale, parlando di sicurezza, e del nuovo Commissariato, quando il registratore di La7 immortala il Sindaco quando in aula evidenzia che “la criminalità organizzata fortunatamente qui a Velletri non alberga” (concetto che Cascella ha poi sostenuto essere stato estrapolato da un intervento più ampio e, comunque, collegato al fatto che, “stando alla ricostruzione dei fatti dell’ufficio di Procura l’associazione in contestazione sarebbe cessata a febbraio 2021 e quindi due anni e mezzo prima del mio intervento consiliare”).

“Sindaco, perché ha deciso di difendere E.A. e gli alfieri del suo clan, compresa la moglie?”, chiedono al Primo cittadino al termine di un Concerto per la Legalità al Teatro Artemisio e “perché ha deciso di non rinunciare al mandato?”, ribadisce il giornalista. “Mi occupo di legalità e me ne occupo anche meglio di tanti altri. Conosco cosa significa difendere i diritti costituzionalmente previsti”, la replica del Sindaco, che con apparente serenità aggiunge: “Etichettare le persone sulla base della propria professione non vi fa onore come giornalisti e lei mi etichetta per il lavoro che svolgo. Non ho mai pensato di rinunciare perché credo nella professione che svolgo; è una professione nobile, una professione che potrebbe servire a tutti nella vita e le auguro di non aver bisogno di un bravo avvocato”, conclude Cascella, che rispedisce al mittente le accuse e fa sfoggio del suo orgoglio di legale. 

Ma la trasmissione continua – parlando anche del riciclaggio di denaro che ha coinvolto una nota azienda vinicola di Monte Porzio -, e immancabili si sono scatenate le reazioni sui social e i primi commenti, anche al vetriolo di alcuni politici cittadini, tra chi ha definito la ricostruzione “forzata” e tendente a “screditare la città” e “persone stimate“, e chi, al contrario, come l’ex vicesindaca Giulia Ciafrei ha detto che “è ora di parlare seriamente di mafie e di legalità, di agire contro le mafie e per la legalità: lo pretendiamo prima di tutto da chi questa città la amministra e non ci accontenteremo di un evento su Falcone e Borsellino…”.

In serata è poi arrivata la lunga e circostanziata replica del Primo cittadino, che ha ribattuto punto su punto.

“Velletri non si tocca”: lunga lettera del Sindaco Ascanio Cascella dopo la contestata trasmissione su La7

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