Cultura

Monte Porzio – Il Codice Voynich a Villa Mondragone: il misterioso libro mai decodificato da 600 anni: fotogallery

In questo articolo vi raccontiamo una storia incredibile che nasce proprio ai Castelli Romani, in merito al libro più misterioso del mondo, il cosiddetto Codice Voynich di Villa Mondragone a Monte Porzio, opera del XV secolo scritta in una lingua sconosciuta

Monte Porzio - Il misterioso Codice Voynich a Villa Mondragone
Da Monte Porzio Catone all’Università di Yale, Connecticut, Stati Uniti: nome in codice Beinecke 408, numero di archivio in cui è custodito MS 408. Vi raccontiamo una storia incredibile che potrebbe essere scaturita dalla fantasia di uno scrittore bibliofilo e bibliomane come Umberto Eco e ha per oggetto per l’appunto un manoscritto, o meglio il libro più misterioso del mondo, il cosiddetto codice Voynich, opera del XV secolo scritta in una lingua sconosciuta. Un rompicapo per crittografi di mezzo mondo, quelli al servizio di Hitler come gli esperti dell’Fbi che invano provarono a decifrarlo durante la Guerra Fredda, convinti che fosse opera della propaganda comunista. Un linguaggio incomprensibile, un alfabeto strutturato e misterioso, più di 30mila parole sconosciute: i maggiori crittografi del mondo che hanno decifrato qualsiasi testo, medievale e non, paiono essersi arresi di fronte a tale incognita.
Più di un secolo fa, il codice misterioso si trovava a villa Mondragone, a Monte Porzio Comune dei Castelli Romani, all’epoca sede di un Collegio di Gesuiti per rampolli di famiglie altolocate. La villa, dal 1981 centro congressi di proprietà dell’università di Tor Vergata, ha più volte aperto le porte ai visitatori per presentare il manoscritto. L’ultimo evento del genere si è svolto in due giorni, il 16 e il 17 marzo scorsi: è stata esposta al pubblico una delle 898 ristampe esistenti. Gli studenti dell’Università di Vergata hanno guidato i visitatori alla scoperta del codice illustrato e della sua storia: dall’esoterismo e magia della corte asburgica ai tentativi di decifrazione da parte di linguisti, matematici, grafologi, crittoanalisti.

La sua storia del Codice Voynich

Piante sconosciute non identificabili con nessun vegetale noto, figure femminili dall’addome pronunciato che sembrerebbero in stato di gravidanza, stelle, costellazioni e segni astrologici, ma soprattutto un sistema alfabetico- linguistico sconosciuto. Il libro più misterioso del mondo partito da Monte Porzio Catone per approdare nel ‘nuovo mondo’, ha dato filo da torcere a esperti senza svelare mai completamente il suo enigma. La storia che coinvolge i Castelli Romani inizia nel 1912 quando villa Mondragone è sede di un collegio gesuitico. I gesuiti devono fare lavori di ristrutturazione e sono a corto di liquidi: decidono allora di vendere alcuni libri della loro biblioteca. Si fa avanti Wilfrid Voynich, da cui prende il nome il codice, un polacco naturalizzato inglese, commerciante di antichità giunto in Italia alla ricerca di libri rari. Gli vendono 30 volumi tra cui il codice. All’interno del libro, Voynich scopre una lettera datata “Praga 19 agosto 1665” a firma di Johannes Marcus Marsi, rettore dell’università di Praga e medico reale dell’imperatore Rodolfo II di Boemia. Marsi scrive a un amico, non un uomo qualsiasi, è il gesuita Athanasius Kircher, erudito, conoscitore del greco e dell’ebraico, nonché il più celebre decifratore di geroglifici del suo tempo, perché decodifichi il testo. Cosa che non succede. In origine, il libro sarebbe appartenuto proprio all’imperatore, collezionista di reperti esoterici e mecenate, che lo avrebbe acquistato per la ragguardevole cifra di 600 ducati credendolo un’opera del filosofo e alchimista Ruggero Bacone. Passano i secoli senza che qualcuno riesca a risolvere il mistero. Alla morte di Voynich il libro viene venduto dalla sua segreteria che non ne capisce il valore a un altro commerciante di libri antichi newyorkese, Hans Peter Kraus. Quest’ultimo, non riuscendo a rivenderlo, lo dona nel 1969 all’università di Yale dove tuttora è custodito, precisamente nella Biblioteca Beinecke di manoscritti e libri rari.

Cosa c’è nel misterioso libro 

Il codice non ha autore, titolo, capitoli e neanche una data. È scritto su una sottile pergamena di capretto in circa 240 pagine, 14 sembrerebbero mancanti. È di piccolo formato: 23,5 centimetri per 16,2, 5 di spessore. I fogli sono irregolari, alcuni ripiegati più volte all’interno. 25 lettere o caratteri distinti vanno a comporre il testo perfetto scritto in una lingua sconosciuta che spicca per mancanza di errori ortografici, cancellature e sbavature, invece reperibili abitualmente in qualsiasi manoscritto. Le centinaia di disegni a corredo dei testi hanno permesso di dividerlo in sezione avendo desunto solo grazie ad essi gli argomenti trattati. La sezione botanica presenta disegni di piante anch’esse quasi tutte sconosciute. La sezione astronomica o astrologica presenta 25 diagrammi di stelle e rappresentazioni di segni zodiacali che sembrano richiamare le costellazioni. La terza sezione è chiamata biologica per la presenza di diverse figure femminili nude sommerse in strane vasche con vasi comunicanti e seguita da un foglio ripiegato sei volte con disegni di medaglioni, tubi e fiori. La quarta è detta farmacologica per via di immagini di ampolle, fiale e forme analoghe per estrarre dalle piante principi attivi. Un’ultima sezione ha stelline a sette punte e sembra sia una sorta di indice. Le analisi fatte nel 2011 con la tecnica della datazione per mezzo del carbonio 14 hanno permesso di datarlo in un periodo compreso tra il 1404 e 1438, ma non si sa chi l’abbia scritto e perché. Ruggero Bacone no di certo, essendo morto due secoli prima.

Teorie, annunci e smentite

Turco antico, ebraico antico, lingua dei catari, arabo, codice segreto, serie di anagrammi, falso: di ipotesi e teorie se ne sono susseguite tante. E tanti sono studiosi e interpreti che hanno creduto di strappare al manoscritto il suo segreto o che hanno annunciato di averlo decifrato per poi essere smentiti da altri esperti. Secondo le più recenti interpretazioni si tratterebbe di un manuale medico con ricetti e consigli per la cura della salute femminile, scritto in protoromanzo, lingua estinta che univa il latino ad altre lingue. La studiosa Edith Sherwood lo considera opera di Leonardo da Vinci bambino, il suo primo codice composto tra gli otto e i 10 anni.
Nel 2018, un ingegnere turco, Ahmet Ardiç, ha ritenuto di avere capito il sistema di scrittura del manoscritto che sarebbe il turco antico. La spiegazione plausibile e in parte dimostrabile, non è servita a decodificarlo.
Tra lo scetticismo di altri esperti, lo studioso Gerard Cheshire sostiene di avere risolto il mistero: il manoscritto sarebbe stato scritto in una ‘lingua protoromanza’ non utilizzata nei documenti ufficiali redatti in latino, realizzato da suore domenicane per Maria di Castiglia, regina di Aragona. Cheshire sostiene di essere riuscito a decifrarlo, ma per la comunità scientifica il protoromanzo inteso come una lingua unitaria tra latino e le successive lingue romanze non sarebbe mai esistito.

Rimane il mistero?

Nel corso dell’ultimo evento aperto al pubblico a villa Mondragone, oltre alla copia del codice è stato mostrato ai visitatori un video che ripercorre sinteticamente tutta la vicenda compresi gli ultimi aggiornamenti. Una studiosa italiana, Eleonora Matarrese, dopo 16 anni di ricerca, ritiene di averne svelato il segreto.

Per la specialista in filologia germanica ed etnobotanica, la lingua del manoscritto sarebbe un dialetto medio tedesco della zona di Carnia, nella provincia di Udine. Il codice denoterebbe influenze slave dovute alla vicinanza della Slovenia e un’iconografia tipica del mondo germanico. Il manoscritto presenta un calendario non giuliano né gregoriano, ma un lunario antico basato sull’osservazione della natura. Sarebbe quindi compendio di rimedi erboristici, bagni terapeutici e letture astrologiche, ricettario, lunario e speziario utilizzato dai cramàrs, venditori ambulanti di spezie e medicamenti che si spostavano tra Germania Austria, Ungheria. Siamo davvero giunti alla conclusione della vicenda o resterà una storia infinita?

Dopo 600 e passa anni, forse il fascino maggiore del codice sta proprio nella sua illeggibilità…
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