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Per un pugno di dollari avrà un remake, sessant’anni dopo quel 12 settembre 1964

per un pugno di dollari

A sessant’anni dalla ‘prima’ italiana è stato annunciato, per la gioia dei tanti cinefili, il remake di “Per un pugno di dollari”, l’atipico capolavoro western di Sergio Leone, uscito nelle sale romane – Supercinema e Metropolitan – il 12 settembre 1964.

A produrlo sarà la Jolly Film, la stessa che finanziò la pellicola originale, coadiuvata per l’occasione dalla Euro Gang Entertainment di Gianni Nunnari e dalla FPC del produttore Enzo Sisti.

Generico settembre 2024

«Determinati affinché questa nuova versione renda giustizia ad un classico del cinema italiano» hanno dichiarato i nuovi produttori, specificando che il rifacimento è pensato per andare incontro ai gusti del pubblico contemporaneo. Riusciranno nell’impresa? Il paragone è d’obbligo in Questo caso e i dubbi e le domande restano: a partire dagli attori e dalle atmosfere che il regista romano seppe regalare ad ogni inquadratura e in ogni singolo frame. Fuorigioco per sopraggiunti – e ovvi – limiti d’età il novantaquattrenne Clint Eastwood, il silenzioso pistolero senza nome, scomparsi Gian Maria Volonté, il mitico e feroce Ramón, Mario Brega e Joseph Egger-Piripero, il simpatico costruttore di casse da morto di San Miguel, i produttori dovranno sicuramente sudare le proverbiali sette camicie e forse più per trovare dei degni sostituti. Per non parlare della colonna sonora, affidata – come per gli altri successivi sei film di Leone – a Ennio Morricone, del fischio, usato a mo’ di contrappunto, di Alessandro Alessandroni o del magistrale assolo di  tromba di Michele Lacerenza.

Questi alcuni degli elementi, ad oggi non facilmente ripetibili, che contribuirono in quei giorni a rendere Per un pugno di dollari un caso unico nel suo genere. Girato a basso budget, interni agli studi Elios sulla Tiburtina, esterni in Spagna, in Almeria. Gli americani lo guardarono con sospetto, in un periodo di crisi del western d’oltreoceano, tanto da distribuirlo tre anni dopo con i nomi dei protagonisti e dello stesso regista inglesizzati, sforbiciato e dotato di un prologo ‘chiarificatore’ per la violenza, ritenuta “immorale e immotivata”. Stesso concetto ribadito dalla censura italiana dove, per la Commissione di revisione, il film fu vietato ai minori di 18 anni per il «clima di esasperata e talora terrificante violenza, […] una ricorrente serie di crimini e di massacri, descritti e rappresentati con crudo e sanguinario verismo, del tutto controindicato alla sensibilità e alle specifiche esigenze educative dei minori».

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La critica di casa nostra lo stroncó: lo scrittore e regista Mario Soldati lo definì “ripugnante”; per il critico ‘organico’ Guido Aristarco il film non possedeva “nessuna verità psicologica”; per Tullio Kezich “una scuola di violenza”.

Infine le grane giudiziarie con la Toho Film, la casa di produzione giapponese che mosse delle accuse di plagio da parte di Leone nei confronti del film di Akira Kurosawa La sfida del samurai, uscito due anni prima. A ben vedere quello annunciato potrebbe alla fin fine rappresentare il remake di un remake, visto che, per stessa ammissione dei produttori dell’epoca e dello stesso regista, si volle mantenere la struttura di base del film di Kurosawa. Riprodurre l’ironia di Per un pugno di dollari, anche questo potrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile.

A meno che non si disponga di uno sceneggiatore talmente acuto da saper riproporre dialoghi e situazioni all’altezza delle aspettative: «Cico vi mostrerà la stanza. Qui sarete come a casa vostra». «Spero proprio di no. A casa mia stavo malissimo». Come questo dell’ “originale” del ’64, ad esempio…

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