Nel tardo pomeriggio di giovedì 22 agosto, in prossimità del tramonto, a cura del Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani, di fronte alla spiaggetta antistante i locali dell’ex Fiocina in Via del Perino, si è svolta una manifestazione di sensibilizzazione alle tematiche di tutela ambientale, con particolare interesse alla zona del Lago di Nemi.
Alla manifestazione sono convenute fra le 150 e 200 persone, che hanno ascoltato con interesse e preoccupazione gli interventi degli organizzatori, fra cui la coordinatrice Doris Ercolani, i quali, con una esposizione lucida e puntuale, hanno illustrato la situazione ambientale del bacino nemorense, partendo dai fattori di rischio dovuti ad una antropizzazione incontrollata del cratere lacustre, nonché la crisi idrica in atto che rischierà di portare nel giro di pochi anni uno dei più caratteristici e bei laghi del nostro territorio a ridursi a poco più di una pozzanghera fangosa, fino al temuto prosciugamento.
All’iniziativa, per Castelli Notizie, ha partecipato il prof. Lucio Allegretti, laureato in Fisica all’Università La Sapienza di Roma e in Chimica a Heidelberg (Germania), che con la sua spiccata sensibilità e competenza sulle tematiche ambientali e naturalistiche, cui combina una cultura umanistica e scientifica, non si è sottratto ad un approfondimento.
«Emerge che la politica delle nostre Amministrazioni locali che insistono sul lago, cioè i Comuni di Nemi e Genzano di Roma, pare essere improntata alla sostanziale indifferenza nei confronti delle istanze ambientali e dei delicati e complessi ecosistemi che caratterizzano i siti di maggior interesse naturalistico presenti sui nostri territori. Con la mentalità del peggiore ragioniere si intende far cassa, trasformando un luogo di spiccato interesse naturalistico, che per la sua stessa natura selvaggia dovrebbe essere tenuto protetto da qualsivoglia interesse ed appetito esterno, in un luogo ad intensa frequentazione turistica».
Il Lago di Nemi, a differenza di quanto avviene a qualche km di distanza col suo “cugino” Lago Albano appare ancora immune da certi fenomeni. A cosa si riferisce, in particolare?
«E’ sintomatica l’apertura del Centro Canoe, una grande struttura in cemento armato, finanziata con fondi pubblici di 300mila euro e data in gestione a privati che, a fronte di un affitto irrisorio, possono realizzare lauti profitti. Sono altresì in progetto altre strutture ricettive che avrebbero un pesante impatto ambientale, dal momento che si prevedono attività quali eventi e feste con musica ad alto volume, manifestazioni pirotecniche e uso frequente di fuochi d’artificio, tutti fattori che, oltre l’inquinamento generato, andrebbero in maniera drammatica a nocumento della fauna presente in loco, dai pipistrelli, alla fauna avicola ed alla stessa vegetazione».
Qualcuno risponderebbe che sono gli effetti del progresso…
«Replicherei senza indugi che questo tipo di “progresso” è assolutamente nocivo ed è miope chi non se ne accorge. Così facendo si andrebbe invece verso la distruzione totale e non possono non lodare le iniziative intraprese dal Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani, la cui attività è efficace come strumento per sensibilizzare la popolazione residente circa i gravissimi rischi ambientali che si stanno correndo. E’ sotto gli occhi di tutti il prosciugamento del lago e della sottostante falda, che porteranno ad una carenza nelle forniture idriche in tutta la zona dei Castelli Romani. Di questo passo rischieremo di fare la fine di molti Comuni della Sicilia, dove l’acqua la vedono arrivare nelle proprie case solo per poche ore al giorno e non sempre tutti i giorni; lo sfruttamento intensivo delle aree boschive con una ceduazione selvaggia e scriteriata porterà ad un pesante impoverimento della biocenosi, accelerando processi di vera e propria desertificazione».
Il tema della protezione delle aree verdi è tra quelli che le stanno più a cuore, conferma?
«Di questo passo la qualità dell’aria, una volta vanto dei nostri Castelli Romani, diverrà sempre peggiore, perché, avendo abbattuto vaste aree verdi, ci saremo letteralmente giocati il più grande sequestratore di anidride carbonica, in grado, fra l’altro, di abbattere il microparticolato e di modificare il clima in maniera vantaggiosa, determinando un grado ottimale di umidità capace di favorire le precipitazioni, le quali per percolazione e filtrazione attraverso i terreni, a lungo andare avrebbero una ricaduta positiva sullo stato delle stesse falde acquifere».
A cosa darebbe priorità?
«Dal fermare le attività di cementificazione, che determinano un impatto chimico sui suoli interessati, andando a distruggere irreversibilmente la microbiocenosi presente nel terreno e rendendo irrecuperabile da un punto di vista naturalistico i siti interessati che rimarranno biologicamente morti per i secoli a venire. Tutti temi che, a malincuore, noto non interessare granché ai nostri Amministratori, i quali nella loro totale ignoranza in campo scientifico ed ambientale sembrano infischiarsene del mondo che lasceranno ai loro figli».