Cultura

A Velletri il battesimo della Rete di associazioni per l’Appia Antica: amarezza ma obiettivi chiari dopo la decisione dell’Unesco fotogallery

Dopo l'esclusione di alcuni Comuni nel tracciato dell'Appia Antica ora Patrimonio Unesco la neonata rete di associazioni si è posta l'obiettivo di lavorare per colmare il "gap

Festa a metà e con un bel po’ di amaro in bocca. Ieri, 2 agosto, è stata ufficialmente tenuta a battesimo la Rete associativa per la valorizzazione dell’Appia Antica ai Castelli Romani. L’evento si è svolto a Velletri nell’ex chiesa di San Francesco (in vicolo san Francesco 5), grazie all’ospitalità dell’associazione Calliope e della padrona di casa, Maria Paola De Marchis. Erano presenti rappresentanti delle istituzioni locali, cittadini, la rappresentanza del Fai Castelli Romani.

L’intento dell’iniziativa era festeggiare la Regina Viarum, prima autostrada della storia, nata con intenti militari, crocevia di popoli e culture, appena acquisita al Patrimonio Unesco. Il paradosso è stato di dover festeggiare anche una parziale esclusione. I tratti estromessi dal riconoscimento Unesco interessano anche il territorio dei Castelli Romani, con i comuni di Lanuvio, Velletri, Nemi e Genzano, ma anche la provincia di Latina, con i comuni di Cisterna, Latina, Norma, Sermoneta, Sezze, Pontinia e Terracina.

Pensare che da tempo fervevano i preparativi per fare una gran festa. Già dallo scorso 3 luglio, cinque prestigiose organizzazioni culturali, l’Archeoclub Aricino Nemorense, il Gruppo Archeologico Veliterno, Il flauto magico, Italia Nostra Castelli Romani e la II Legione Partica Severiana, tutte attive a carattere volontaristico da decenni sul territorio per tutelarlo e valorizzarlo, si sono unite in Rete associativa in previsione dell’iscrizione della Regina Viarum nel patrimonio culturale Unesco. All’esultanza per il titolo conquistato, è seguito il rammarico per essere stati scartati dall’ente delle Nazioni Unite malgrado un lavoro di lungo corso. Alla Rete, ieri si è unita Calliope e l’obiettivo è che molte altre associazioni si aggiungano.

Cosa è accaduto: esiste un’Appia ‘maior’ e una ‘minor’?

La data ufficiale è il 27 luglio:  durante la 46esima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale che si è svolta a Nuova Delhi, in India, la Regina Viarum è stata riconosciuta tra i beni patrimonio dell’umanità. Un risultato di notevole importanza per l’Italia che con quest’ultima ‘promozione’ conta ben 60 luoghi iscritti nella Lista delle meraviglie, ma anche per la Regione Lazio che con l’Appia ne ha sei. Se si pensa che un Paese  di ben altra estensione come la Cina ne ha 59, si capisce il primato a livello mondiale dell’Italia. Un primato incontrastato ma segnato infine da alcune riserve:  l’Icomos, il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti, organizzazione non governativa associata all’Unesco, suo organo consultivo per la revisione delle candidature, ha tenuto fuori alcune porzioni evidentemente non considerate parte del percorso originale. Tra i tesori locali estromessi, Lanuvio e il santuario di Giunone Sospita, le Tres Tabernae a Cisterna di Latina, il basolato dell’Appia Antica a Genzano, le stazioni di posta a Velletri da cui sono passati il poeta latino Orazio e San Paolo, la tomba di Cicerone a Formia.

Lo scorso 31 luglio nella magnifica cornice del Mausoleo Cecilia Metella a Roma, si è svolto l’evento celebrativo ufficiale alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e dei sindaci attraversati dall’Appia, compresi gli esclusi. Il ministro ha voluto dare rassicurazioni: “Già da settembre lavoreremo affinché questa piccola esclusione sia sanata e questi territori vengano riconosciuti. Abbiamo tutelato il nostro primato, se avessimo fatto saltare questa operazione importante dell’Appia, noi non salivamo a 60 ma rimanevamo a 59, la Cina saliva e noi venivamo eguagliati dalla Cina”. Il ministro ha anche parlato di “una straordinaria occasione di sviluppo socioeconomico per i cittadini che vivono all’interno di quest’area che ci è stata riconosciuta e può essere per le comunità un’occasione di sviluppo turistico, di sviluppo ambientale, di crescita della qualità della vita di ciascuno”. Il punto è che tutto ciò non sembra possa riguardare le comunità estromesse, un po’ come se esistesse un’Appia ‘maior’ e una ‘minor’. Il rischio è che nel Lazio la parte del leone la faccia come sempre Roma e che nell’immaginario dei turisti provenienti da ogni parte del mondo la Regina viarum continui a coincidere con la tomba di Cecilia Metella, insomma con il tracciato capitolino.

Le parole dei sindaci dei Castelli Romani: ‘Appia come unicum’

Per il momento gli esclusi preferiscono essere ottimisti e  considerano l’accaduto un incidente momentaneo e sanabile:  “C’è un po’ di rammarico per l’esclusione temporanea di alcuni tratti della via Appia che interessano il nostro territorio e in particolare i quattro comuni di Lanuvio, Velletri, Nemi e Genzano. Spiace in quanto siamo stati parte attiva dell’intero processo che ha portato a raggiungere questo straordinario risultato”, la dichiarazione congiunta dei sindaci di Lanuvio, Andrea Volpi, di Velletri, Ascanio Cascella, di Nemi, Alberto Bertucci, di Genzano, Carlo Zoccolotti.

Per tutti, l’estromissione non sarebbe definitiva: sarebbe possibile da parte del Governo italiano avviare l’iter per la revisione della decisione in modo che le zone escluse siano ricomprese nel sito promosso.

“Più di tutto dispiace perché non è possibile prescindere dai nostri territori se si vuole raccontare e valorizzare in modo completo e corretto la storia e la qualità archeologica della Regina di tutte le vie. Sono diverse le testimonianze storiografiche che considerano l’Appia come un unicum, una sola arteria che collega gran parte del territorio italiano e che in ogni zona attraversata ha lasciato in eredità un segno tangibile. L’esclusione arrivata per mano dell’Icomos, il comitato internazionale per monumenti e siti, è pertanto da non considerarsi definitiva”, il convincimento dei sindaci che hanno avviato un confronto con il ministero della Cultura per valutare i prossimi passi da compiere.

La presentazione ufficiale della Rete, dopo l’esclusione obiettivi ora anche più forti

Francesca Trenta, presidente dell’associazione culturale Il Flauto magico nel presentare l’iniziativa ha spiegato che dallo scorso 3 luglio le cinque associazioni da cui è partita l’idea hanno deciso di costituire un Comitato pronto ad accogliere altre realtà associative. Obiettivo: lavorare in sinergia alla valorizzazione dell’Appia Antica dei Castelli Romani promuovendo passeggiate spettacolari, rievocazioni, pubblicazioni scientifiche, incontri con le scuole, corsi, monitoraggio dei monumenti, valorizzazione delle aree archeologiche, dedicandosi alla cura dei siti e del paesaggio. Trenta ha annunciato che presto alla Rete si uniranno altre realtà dei territori che vanno da Marino a Terracina, e ha fatto riferimento alla Convenzione di Faro, approvata dal Consiglio d’Europa nel 2005 e ratificata dall’Italia il 23 settembre 2020, sul valore dell’eredità culturale per la società, In essa si invoca espressamente “una sinergia di competenze fra tutti gli attori pubblici, istituzionali e privati coinvolti” e si impegnano le Istituzioni (Stato, Soprintendenze, Regioni, Comuni) a “rispettare e incoraggiare iniziative volontarie che integrino i ruoli delle autorità pubbliche” e a “riconoscere il ruolo delle organizzazioni di volontariato, sia come partner nelle attività, sia come portatori di critica costruttiva nei confronti delle politiche per l’eredità culturale”.

Ciro Gravier Oliviero, presidente del Gruppo archeologico veliterno ha sintetizzato i motivi che dopo l’esclusione rendono la Rete ancora più indispensabile: “Eravamo tutti contenti quando abbiamo avuto la doccia fredda dell’esclusione dei nostri territori. Il ministro Sangiuliano non ha risposto nella conferenza dell’altro giorno perché  ha voluto privilegiare l’interesse nazionale affinché l’Italia venisse riconosciuta come detentrice di un monumento lunghissimo di oltre 5oo chilometri. A parte le considerazioni che ognuno di noi può fare sull’operato del ministro, ora le ragioni per fare Rete sono ancora più forti. Dobbiamo capire cosa possiamo fare, certo non da soli ma con le istituzioni locali, sindaci in primo luogo. Già quattro sindaci si sono riuniti e hanno emanato un documento per risolvere questo problema”.

D’ora in poi, allora, compito della Rete, come detto anche da Maria Paola De Marchis, sarà “elaborare progetti comuni per valorizzare l’Appia “ma anche per vigilare sul percorso per il successivo inserimento dei tratti momentaneamente esclusi”.

 

Gli interventi

La vicesindaca Chiara Ercoli: ‘Siamo in fase di verifica’
In rappresentanza dell’amministrazione di Velletri era presente la vicesindaca Chiara Ercoli che nei giorni scorsi è andata personalmente all’incontro con il ministro Sangiuliano. “Siamo ancora in una fase di verifica anche per quanto riguarda i motivi dell’esclusione. Il ministro ci ha assicurato che ha già parlato con gli ispettori Unesco e che i nostri tratti non saranno esclusi. Contemporaneamente i sindaci si sono già uniti per perorare la causa. Ovviamente non posso dare certezze perché è tutto in itinere”. La vicesindaca ha anche detto che nel documento che conferisce all’Appia il riconoscimento Unesco ci sono molte clausole che potrebbero essere riaperte e per le quali sia il ministro che gli assessori di Roma Capitale e regionale hanno ripetuto che si cercherà di fare il possibile.
In rappresentanza del comune di Ariccia, Filomena Russo, ha detto che dal 2020 ha cominciato a lavorare  per valorizzare l’Appia e che dopo l’incontro con Francesca Trenta si è approfondito il discorso per cercare di valorizzare tutto il percorso.
Maria Cristina Vincenti: ‘Prossimo Festival dell’Archeologia dedicato all’Appia Antica’
“Di sicuro l’anno prossimo il Festival dell’Archeologia sarà dedicato all’Appia Antica”. L’archeologa che ha ideato il Festival dell’Archeologia di Ariccia e che è pure alla guida dell’Archeoclub Aricino nemorense è intervenuta per raccontare il lavoro iniziato nel 2010 con la collega Giuseppina Ghini, ex direttrice del museo delle Navi di Nemi, con lo studio dei reperti, monumenti e struttura urbanistica dell’antico tracciato. “Ci aspetta un duro lavoro – ha preannunciato – perché  da un lato dobbiamo rimanere nel sito Unesco, dall’altro dobbiamo fare entrare chi ancora non c’è”. E a proposito di lavoro duro, ha ricordato la bonifica sotto il ponte monumentale di Ariccia fatta dai volontari per la tutela dei luoghi e ha detto che le associazioni, ora più che mai, devono lavorare insieme e fare progetti da proporre alle amministrazioni. La neonata Rete calendarizzerà una serie di appuntamenti, il primo certo è il 22 settembre in occasione dell’Appia day
Dies Appia: ‘Non chiamatelo Appia day’, la proposta di Roberto Alessandrini
Roberto Alessandrini, presidente dell’Associazione di rievocazione storica romana ‘Legio Secunda Parthica Severiana’che rappresenta un unicum nel panorama nazionale, ha proposto un significativo cambiamento di denominazione dell’evento. Niente più Appia day, anglicismo che stona, a favore del Dies Appia. Alessandrini ha ricordato l’origine militare dell’Appia, perché per i commerci c’era la via Latina e ha ricordato che Settimio Severo, grandissimo imperatore ma poco conosciuto, si dotò di una legione fedelissima e la collocò ad Albano.  “L’Appia consentiva in quattro ore di stare a Roma sul Palatino ed era un elemento di sicurezza per l’imperatore”. Ha ricordato la figura di Pino Chiariucci, grande archeologo, il massimo esperto della Legione Partica, e poi si è soffermato sull’importanza del rapporto tra associazioni e istituzioni locali: “Necessario è diventare più sensibili. Albano da nove anni organizza eventi romani, a Velletri non ci siamo riusciti. Vi propongo di collaborare anche per aiutare chi non è entrato, per organizzare rievocazioni anche con l’appoggio delle istituzioni senza le quali è difficile avere un riconoscimento. Siamo pronti a collaborare con tutti anche con i comuni ancora esterni”.

 

Italia Nostra, un lungo impegno per la tutela del territorio ora ancor più necessario
Enrico Del Vescovo, presidente di Italia Nostra Castelli Romani, ha ricordato la storia per valorizzare e tutelare l’Appia, storia che viene da lontano, dall’impegno del giornalista, archeologo e ambientalista Antonio Cederna e arriva agli ultimi traguardi. In preparazione del riconoscimento Unesco, Italia Nostra Castelli Romani ha realizzato ben otto lezioni on line anche con la partecipazione di Maria Cristina Vincenti e dell’archeologo Lorenzo Quilici. “Sono a disposizione di tutti e spero riusciremo a fare delle pubblicazioni”. Del Vescovo ha poi ricordato il valore dell’Appia antica che ha unificato culture e ha determinato il contatto con il mondo greco-orientale. Ha espresso rammarico sui tratti esclusi dagli ispettori Unesco: “Ci sono tratti che non hanno uguali come quello che si trova nella meravigliosa campagna di Velletri ma anche a Genzano. Questo a maggior ragione ci induce a lavorare e a rivendicarli come patrimonio della cittadinanza locale perché significa tutelare meglio il patrimonio e il paesaggio, purtroppo da troppo tempo oggetto di speculazione edilizia e cementificazione. Quindi parlare di Appia Antica significa parlare di tutela e valorizzazione”.
Altri esclusi, Cisterna di Latina
Presenti anche l’architetto Liliana De Bonis presidente dell’Archeoclub di Cisterna di Latina e Claudia Cori, consigliera comunale di Cisterna. Anche da parte loro, molto rammarico: “Siamo stati esclusi da questa nomina per la quale lavoriamo da 20 anni. A Cisterna abbiamo una situazione molto particolare, le stazioni di posta delle Tres Tabernae, poi diventate sede vescovile, un’area che si sviluppa su 19 ettari, una cosa immensa, è una città, di fronte c’è Ninfa, arriva fino a Terracina, sono 50 chilometri di Appia”. L’area dopo sporadiche aperture è stata chiusa dalla Soprintendenza, “Ci sono mosaici meravigliosi, Avremo noi la fortuna di vedere questo sito? Quest’anno abbiamo fatto 8 conferenze. Ogni anno ne facciamo una sull’Appia per valorizzarla. C’è un lavoro grande sull’Appia”. “Il nostro sindaco ha partecipato ai festeggiamenti e ha fatto rimostranze. Sono state date rassicurazioni. Credo che se l’Unesco decida non torni indietro”, le rassegnate conclusioni della consigliera  Cori miste a proteste: “L’Appia è una, non si dovevano tagliare pezzi”.
Maria Paola De Marchis: ‘Ora dobbiamo vigilare anche di più’  
“Ci saremmo dovuti muovere molto prima. La sinergia tra chi ha lo stesso obiettivo è il modo ideale per raggiungerlo: in solitudine non si va da nessuna parte”, ha detto De Marchis. E poi: “La festa resta ma dimezzata perché i nostri territori sono stati esclusi dal riconoscimento Unesco. Ho sentito frasi ottimistiche e pessimistiche, quello che succederà dipenderà anche da noi, non molliamo la presa. Gli obiettivi iniziali restano, ma si aggiungono sempre passo passo”. Sul perché dell’esclusione: “Suppongo che sia fortemente urbanizzato il tratto escluso”. Tra un riconoscimento differito e uno nei tempi previsti la scelta “è stata quella di prendere quello che ci hanno dato”. Ora bisognerà vigilare “perché quello che è stato prospettato venga portato a casa, dobbiamo esercitare un ruolo da cane da guardia perché la politica non è isolata dalla società e se la comunità non solo è interessata a questo argomento ma se ne fa promotrice e vigila, avremo portato il risultato a casa”
Marcello Rossi, battaglia per la tutela del territorio
Marcello Rossi, presidente di UniAppia ha detto: “I nostri territori sono sottostimati e sottovalutati. Il più delle volte l’attenzione è focalizzata su Roma. Ha aggiunto che è indispensabile fare un lavoro sull’Appia ma anche sugli altri siti per salvaguardare il territorio: “Anche la battaglia che stiamo facendo sul termovalorizzatore ha questo fine”. Rossi ha dato la disponibilità per iniziative comuni.
Antonino Fabbri, l’esperienza di Genzano
Antonino Fabbri, più da rappresentante del quartiere Montecagnoletto di Genzano che da consigliere comunale delegato del sindaco, ha espresso il dispiacere per l’esclusione del tratto di Genzano dove c’è il basalto, ha raccontato dell’opera che da 12 anni svolge il comitato di quartiere per tutelare l’area, anche semplicemente pulendola, e facendo da custode. Infine  ha raccontato di una realtà che non smette mai di sorprendere. Durante i lavori di costruzione del terzo asilo, “si è trovato l’impossibile: un’altra strada basolata, costruzioni murarie. Pensavamo di fare l’asilo e un sito archeologico, poi si è pensato di spostare l’asilo. Un’altra parte della nostra storia sta venendo fuori, compresi i resti di un anfiteatro da 1300 posti”.
Sua la frase più bella sul ruolo di cittadini e associazioni: “Noi siamo solo di passaggio, dobbiamo traghettare queste opere alle generazioni future”.
Tra gli intervenuti anche Giacomo Castro, consigliere comunale di Pomezia che ha sottolineato la necessità di guardare al futuro facendo appunto Rete superando particolarismi e la frammentazione di enti che anziché dare aiuto, diventa una debolezza, un problema.
A conclusione dell’iniziativa, una breve rappresentazione da una Satira in cui Orazio descrive il suo viaggio da Roma a Brindisi. Poi ‘il ballo del Ciclope’, annuncio della cultura greca, le Attideia di Gnatia, cultura messapica sommersa dal mondo greco, con la tarantola ballata da Francesca Trenta e altre figuranti.