Cultura

L’identità perduta svelata al Festival dell’Archeologia: “Ad Ariccia tutto è Greco”

Esposte al Festival dell'Archeologia le ricerche di Maria Cristina Vincenti

Maria Cristina Vincenti
“Ad Ariccia tutto è greco”: la sorprendente rivelazione è dell’archeologa Maria Cristina Vincenti ed è stata l’argomento cardine della Terza edizione del Festival dell’Archeologia che si è appena concluso con pieno successo di pubblico e riscontro istituzionale. Da molti anni l’esperta è sulle tracce non tanto di un’identità perduta, quanto piuttosto sconosciuta ai suoi stessi abitanti, gli ariccini, figli di antichissime stratificazioni storiche, di apparentamenti sostanziali con i fondatori della civiltà occidentale, i Greci. Ariccia ‘la greca’, merita d’essere conosciuta.
Della ‘grecità’ di Aricia ne sapevano più di qualcosa le antiche fonti, poi l’oblio. Ora la studiosa, oltre le ipotesi e le leggende a cominciare da quella della fondazione della città, ha indagato scientificamente le molte affinità, somiglianze, analogie tra mondi ritenuti differenti. Ariccia come Mileto, Efeso e Samo? Ebbene sì. Al tema nel corso del Festival, la studiosa ha dedicato una conferenza dal titolo ‘Aricia, gli apporti greci tra VI e V secolo a.C.: fortificazioni, sistema sociale, urbanistica e viabilità, ingegneria idraulica’. Rivelazioni che forse richiederanno in un futuro assai prossimo la revisione, l’aggiornamento e l’ampliamento dei manuali di storia come delle guide per turisti in cui al tema delle origini locali sono dedicate in genere poche righe frettolose. L’archeologa e guida ambientale escursionistica, sta aprendo un nuovo filone di studi e conoscenze che riserverà sicuramente molte sorprese.

Festival Archeologia, una battaglia vinta grazie ai greci d’Italia 

Maria Cristina Vincenti ha ideato il Festival dell’Archeologia nel 2022. Da allora, lo organizza  in collaborazione con l’Archeoclub Aricino Nemorense da lei presieduto, altri enti culturali quali i Sotterranei di Roma, e poi con il comune di Ariccia (il Festival è inserito nel programma di eventi ‘Ariccia da amare, Estate 2024’), e grazie al patrocinio del Parco Regionale dei Castelli Romani. Quest’anno l’evento è stato dedicato alla battaglia di Aricia del 504 a.C.: 2500 anni fa, l’epico scontro tra Aricini supportati dai Greci di Cuma ed Etruschi. Un evento decisivo: attaccata dagli Etruschi che tentano di espugnarla, Aricia resiste per due anni, finché viene in suo aiuto Aristodemo alla guida dell’esercito cumano che le garantisce la vittoria. La data segna un cambiamento fondamentale negli equilibri geopolitici del mondo antico: sconfitti, gli Etruschi scompaiono per lasciare la scena ai Latini finché saranno a loro volta vinti dai Romani. La battaglia implica il coinvolgimento del territorio dei Castelli Romani, del litorale e anche dei centri della Campania. Allo stesso modo, l’ideatrice del Festival ha coinvolto e invitato colleghi venuti da più parti, come ad esempio Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei. La specialista sta portando avanti diversi filoni di ricerca. “Da alcuni anni con un dottorato di ricerca dell’Università di Tor Vergata mi sto occupando del paesaggio antico a cui ho dedicato diversi articoli, dell’Appia Antica che studio da 20 anni e della sua valorizzazione”.

 

Le pietre parlano 

“Ho iniziato questo studio sulle caratteristiche greche della mia città già nel 2010, poi ho prodotto una monografia su Diana che è stata utilizzata da università anche straniere. Mi sono accorta studiando il sistema delle fortificazioni che le porte hanno caratteristiche greche”. Dettaglio non trascurabile: se la resistenza aricina all’invasore dura due anni, è possibile grazie alle mura e al leggendario sistema di fortificazione. E non è finita qui. “Polis nell’accezione originaria significa roccaforte, ma anche comunità di cittadini che partecipano alla vita dello Stato. Pure Roma è una polis”, ha evidenziato Vincenti durante la conferenza. Caratteristiche in questa accezione si trovano sia nei centri greci che ad Aricia.  “Anche il sistema sociale sia del Tuscolo che delle città della Lega latina risente di un’impostazione greca”. Pietre, sostruzioni, rovine, tutte ‘parlano’: “Ho analizzato murature, blocchi, ho rintracciato il piede dorico (unità di misura greca, ndr) in tutte le murature e il sistema di fortificazioni che ho scoperto è importantissimo”. Queste fortificazioni sono ancora visibili  in vari punti della città: “Sono sparse in tutto il centro storico, sia nella parte alta e ai lati un po’ ovunque, alcune nella parte sud lungo l’Appia – ha spiegato l’archeologa a Castelli Notizie – altre in proprietà private: anni fa ho fatto foto, oggi i reperti non sono osservabili purtroppo, ma la documentazione c’è”. E poi l’agorà che caratterizza i centri del Lazio come quelli greci, attraversata da strade, nel caso di quella aricina fino alla realizzazione del tracciato dell’Appia. “Un sistema viario funzionale all’agorà come ai commerci con altre città ad esempio Anzio”. Poi il sistema sociale: “Abbiamo queste assemblee che sono tipiche di queste società, ne parla Tito Livio”. L’archeologa ha trovato una corrispondenza tra le assemblee della Lega Latina e le simmachie del mondo greco, “raggruppamenti di stati il cui comando era affidato allo stato più forte che diventava egemone, strutture che sembrano combaciare con quelle della Lega latina capeggiata da Aricia”. Le istituzioni dei centri latini, insomma, si sarebbero modellate su quelle greche. “Fonti letterarie legano le riunioni della Lega latina al Lucus Ferentinae, luogo sacro presso una sorgente in una località suburbana forse un quartiere di Aricia. Un teatro potrebbe essere stato realizzato con altra funzione, per ospitare le assemblee dei Latini, ma è solo un’ipotesi”.

Ma allora noi siamo greci?

A questo punto verrebbe il sospetto che siamo Greci più che Latini e non lo sappiamo. Forse il detto tanto popolare ‘una faccia, una razza’ che spesso i turisti si sentono dire dai greci sottintendendo un’identità tra i due popoli, ha ragione d’essere anche se l’associazione più appropriata forse sarebbe con gli abitanti della Magna Grecia.
La specialista fa un distinguo: “Noi siamo Latini, ma dai greci abbiamo ripreso molte cose a cominciare dall’alfabeto, il nostro è un alfabeto greco preso da Cuma. Gli etruschi no, avevano un alfabeto loro. L’urbanistica, la viabilità, l’aspetto sociale, il sistema di fortificazioni, il sistema idraulico, sono tutte caratteristiche che rimandano al mondo greco, che è più presente di quanto possiamo pensare. Nelle fonti se ne parla. Mentre il mondo etrusco non ha lasciato grandi testimonianze, ad Ariccia tutto è greco”.

Mentalità ‘alla greca’

Stando così le cose, si potrebbe rintracciare anche un pensiero filosofico aricino o è chiedere troppo? Di certo ci sono usanze, consuetudini che rispecchiano una mentalità ‘alla greca’. “Mio marito (l’archeologo Alberto Silvestri, ndr) ha studiato le erme bifronti e ha pubblicato un volume nel 2005. Lì c’è tutta la filosofia del rito di passaggio all’età adulta che è greco ed era presente a Cuma”. Di certo quello dei Latini “non è un mondo a sé, non è isolato”. I Latini avevano una grande apertura. Di un filosofo però non c’è traccia. “Chi lo sa se lo troveremo, studiando si trova tutto. Potrebbe esserci un Pitagora come modello di riferimento anche per le mura”. Il lavoro va avanti, la ricerca non si ferma: “Adesso uscirà il primo articolo che sta per pubblicare l’università di Tor Vergata e sto preparando qualcosa di più corposo. Non è finito qui l’approfondimento, ed è davvero sorprendente anche per me.”

L’anello mancante

Secondo la studiosa, Cuma sarebbe l’anello mancante tra Samo da cui partirono molti fuggiaschi e Aricia. Alcune lacune storiche potrebbero essere colmate, allora, rivolgendosi ancora alla Grecia. Sono sorprendenti, ad esempio, le affinità tra l’acquedotto che venne realizzato nell’isola greca e l’emissario di Nemi. Argomento che è stato oggetto di un’altra ricca relazione nell’ambito dello stesso Festival, ripreso da Castelli Notizie in un articolo. La stessa fondazione di Aricia sarebbe avvenuta grazie ad esuli greci o da parte di Ascanio. “Senz’altro da Cuma inizia tutto questo processo, comprese le opere di ingegneria idraulica”.

Successo del Festival e prossime iniziative

La prossima tappa di un itinerario potenzialmente infinito, sarà ‘agganciare’ le scuole del territorio. “Visto il successo del progetto e siccome era già in programma, abbiamo in mente di dedicarci alle scuole: è giusto che si conosca la battaglia di Aricia e tutto quello che ha significato”.
A seguire, il 2 agosto a Velletri ci sarà il battesimo della neonata Rete di associazioni che si occupano di Beni Culturali, a cominciare dall’Appia Antica. Tra di esse, l’Archeoclub. L’evento promosso dall’associazione Calliope avverrà a partire dalle 18 a vicolo San Francesco, 5.
La Terza edizione del Festival dell’Archeologia è stata particolarmente soddisfacente: “Anche la Regione Lazio ha elogiato l’evento e ora prepariamo gli atti del convegno. Abbiamo centrato l’obiettivo. Mancava ai Castelli un’iniziativa del genere, è venuto fuori un bel lavoro che avrà un incremento sempre maggiore. Tutto è nato da una mia idea dopo essere stata invitata al Festival del Mondo Antico di Rimini e ho pensato di fare qualcosa di simile”. Ed è solo l’inizio. Ariccia la greca merita onori, ‘like’ e ‘followers’.
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