Cultura

Grottaferrata – Streghe, anime sante e folletti: nel libro di Stefano Paolucci le leggende e il folklore dei Castelli Romani

stefano paolucci
Cinquantatre minuti di registrazione e altri venti, o forse più, di interessantissimo scambio off record per un incontro “fortuito” e imprevedibile, ma al contempo assolutamente tempestivo e che che sente l’urgenza di essere trasferito – almeno parzialmente – nero su bianco.
Che ci sia lo zampino di qualche creatura magica o siano i libri, alla fine, che davvero vengono a cercarci?
Difficile rispondere, certo è che questa mattina, quando nella chat di redazione mi veniva chiesto di occuparmi del nuovo scritto
di Stefano Paolucci sulle leggende e il folklore dei Castelli Romani, mai avrei pensato di imbattermi in lui proprio a distanza di poche ore, per la prima volta e casualmente, uscendo dal cortile della Biblioteca di Grottaferrata.
Un incontro con il noto storico criptense che in breve si è trasformato in un lungo, lunghissimo viaggio all’interno di un mondo complesso e affascinante, dove una inesauribile ed incontenibile passione per la storia, per le sue pieghe più nascoste e le sue sfaccettature più remote, anima un’intensa e costante opera di ricerca portata avanti ogni giorno con dedizione e puntualità.
Una stanza archivio che contiene libri, fogli, documenti, stampe e una quantità incredibile di testimonianze di un passato e di una memoria senza la quale “non c’è identità”.
Un universo dalle regole precise e ben definite in cui Paolucci si muove con agilità e competenza, pronto a lasciarsi guidare dalla storia ma soprattutto dalle storie che ascolta dalla gente che incontra, da un libro che legge, da un particolare che cela qualcosa di più grande…da un segnale che arriva più in profondità di altri. Ri-costruire, ri-cordare, ri-cercare, ri-petere: nulla viene inventato ma tutto viene recuperato e portato alla luce sotto nuove forme, dando voce a personaggi scomparsi, ristabilendo dei meriti non riconosciuti, facendo giustizia e ri-posizionando in modo corretto nel grande scacchiere della storia pezzi di vite che il tempo ha relegato in luoghi e ruoli sbagliati.
“Perché raccontare, alla fine – dice Paolucci – è un modo di salvare me stesso: è  una piccola strategia di sopravvivenza. Penso che se non avessi questa passione, nata a questo punto non so neanche più io come, e che ha dato un senso alla mia presenza su questo pianeta, avrei difficoltà a sostituirla con qualcos’altro capace di appassionarmi con tanta intensità”.
Un microstorico, come lui ama definirsi, capace di cogliere e concentrarsi su aspetti singolari di un momento specifico che si muovono e danno vita ad un contesto più ampio. Conosciuto ai più per il suo lavoro più celebre scritto con Falvio Altamura “L’incendio delle navi di Nemi, Paolucci ha da poco pubblicato un intrigante volume dal titolo “Leggende classiche e superstizioni dei Castelli Romani”, “un lavoro di lunga gestazione – dice Paolucci –  e lenta ricerca, di recupero della memoria popolare e di scavo nella vita di una giovane aristocratica “stregata” dal nostro folclore”.
libro stefano paolucci
Edito da Passamonti, il libro muove da una ricerca storiografica in merito ad un articolo di Roma Lister enigmatica e misteriosa intellettuale inglese, nata a Roma nell’Ottocento, di cui Paolucci ha cercato, non senza difficoltà, di ricostruire la storia. “Su segnalazione del bravo Mirco Gallenzi lessi l’articolo del 1893 di Roma Lister uscito sul primo fascicolo della Rivista delle tradizioni popolari italiane che era l’organo ufficiale di una nuova Società nazionale delle tradizioni popolari italiane fondata dal prof. Angelo De Gubernatis. Roma Lister – racconta Paolucci – nacque a Roma e frequentò a lungo i Castelli Romani dove veniva in villeggiatura da bambina. Non si sa molto di lei, una donna aristocratica e misteriosa che si era appassionata al folklore e alle vestigia pagane del mondo contadino e a cui era stato richiesto di scrivere qualcosa proprio sui Castelli Romani. Dopo questo articolo, però, non scrisse più nulla e di lei si perse ogni traccia: attraverso le due autobiografie che ha lasciato, ho cercato di scavare e ricostruire le parti inerenti ai Castelli Romani e da qui nasce lo spunto per questo scritto”.
“Credo che nei Castelli Romani esista una tale sovrabbondanza di tradizioni, usanze, leggende e materiali folklorici, che ci vorrebbe un vero esercito di raccoglitori per mietere tutta la magnifica raccolta”. Così si leggeva in questo articolo ottocentesco sulle leggende e le superstizioni dei Castelli Romani. Un testo dimenticato, e ai più del tutto sconosciuto, che rivede la luce nel libro di Paolucci insieme a uno scelto zibaldone dei lavori sul campo di Maria Pia Santangeli di Rocca di Papa e Ugo Onorati di Marino che Paolucci ha rinfrescato e riproposto selezionando alcuni argomenti e figure specifiche di cui si sono occupati. Pensiamo alle pantasime, alle streghe, ai lengheri o alle rassicuranti anime sante del purgatorio, figure benevole che la leggenda vuole proteggessero dai malintenzionati.
“Una storia ad esempio – dice Paolucci – narra di un sacerdote che di notte faceva sempre lo stesso percorso da solo al buio e, quando i malintenzionati si erano avvicinati per rapinarlo, al loro cospetto, accanto al sacerdote, era apparsa una sorta di processione che sembrava a tutti gli effetti composta da persone in carne ed ossa ma, in realtà, erano le anime sante del purgatorio che si manifestavano in quel modo per difendere il sacerdote”.
Uno dei tanti aneddoti come quello del cane bianco di Grottaferrata o il rospo della chiesetta della Molara che sono presenti nel libro che raccoglie le storie di streghe, fantasmi, folletti, lupi mannari, anime sante, chiocce d’oro, tesori nascosti, rimedi miracolosi e introduce nell’inestimabile patrimonio di credenze popolari che affascinano, rassicurano e inquietano al tempo stesso. Storie incredibili, raccontate attorno ai focolari e tramandate di generazione in generazione che tanto sanno raccontare di noi e delle nostre tradizioni.
Un libro da leggere in attesa della prossima “fatica” di Paolucci che sarà incentrata sulla figura, poco conosciuta, di una delle più famose spie fasciste dell’OVRA, l’opera di vigilanza e repressione dell’antifascismo, che ha vissuto a Grottaferrata dagli anni ’30 fino al ’72.
Un’altra opera che rivelerà un altro inedito e nascosto pezzo di storia che nessuno conosce ma che, come sempre, non sarà riservato agli storici e agli addetti ai lavori, ma verrà declinato da Paolucci in chiave “pop” proprio per essere conosciuto e compreso da tutti.
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