Cultura

Albano – All’Enoteca Io Vino la scrittrice transgender Valerie Notari si racconta tra le pagine del nuovo libro “Gamer Girl”

Valerie Notari io vino Albano

Ho incontrato Valerie Notari nell’enoteca Io Vino, di Claudio Brancher e Francesca Moroni, ad Albano Laziale, in occasione della Settimana dei Diritti Contro Ogni Discriminazione.
Molto alta e longilinea, ha tante lentiggini sul volto, trend make up di qualche anno a questa parte, un vestitino verde, capelli blu “ormai sbiaditi, da ripassarci presto il colore” (cit.), e occhi sereni e vibranti, Valerie, in arte Imriel, ed è una scrittrice transgender e una veterana del cosplay (l’arte di indossare un costume di personaggi di anime, manga, i cosiddetti fumetti giapponesi, e/o videogiochi), molto attiva su temi dei diritti LGBTQIA+.

Dopo la presentazione a Palazzo Savelli del 18 Giugno, ha portato in enoteca alcune copie del suo secondo libro “Gamer Girl”, edito da Mondadori, durante un aperitivo che si è trasformato in una piacevolissima chiacchierata tra persone, che, dapprima intervenute un po’ per curiosità, un po’ perché affascinate dalle innumerevoli sfumature del mondo di cui fa parte, ma anche per saperne di più sul libro, all’ultimo giro di vino, sono divenute quasi amici di vecchia data!
Complici, sicuramente, i calici di vino, ma, soprattutto, la personalità spigliata, socievole, e coinvolgente di Valerie, che apertamente e felicemente si dichiara trans lesbica poliamorosa.

So che la tua famiglia ha una casa a Rocca di Papa, e tua mamma, da due anni, ci si è definitivamente trasferita.Ora abiti a Roma, in zona Garbatella, e il tuo sogno è vivere al Pigneto.  Torni qualche volta in paese?

Sì, da sempre, abbiamo questa casa, e, ogni volta, per me è un piacere trascorrere del tempo lì, in quella casa che, soprattutto d’estate, mi ha vista in tutte le mie fasi di crescita, e poi mi ha accolta con questo mio nuovo corpo femminile che continua a evolversi grazie alla terapia ormonale.
Molto volentieri, quando la mia agenda me lo permette, torno nella deliziosa Rocca di Papa.

Valerie Notari io vino Albano

Com’è stato il tuo percorso per arrivare a essere…Valerie?

Fortunatamente, ho avuto un percorso molto facile, supportato senza alcuna riserva dalla mia famiglia.
Mia madre, presente anche oggi tra il pubblico, dice spessissimo che l’ho sempre messa di fronte a qualcosa di più, che sono sempre andata oltre, in ogni campo, dicendo e pronosticando il giusto, perfino quando, da piccola, le dicevo che, negli anni, il nostro clima sarebbe cambiato!

Da quanto sei Valerie?

Nel 2020, vivevo con la mia ex, oggi una delle mie migliori amiche – l’amore tra noi non è mai finito, è solo cambiato- e, durante il lungo lockdown, quando la calma si è adagiata sulla vita frenetica vita di tutti noi, ho avuto tanto modo e tempo per riflettere, giocare ai videogiochi, soprattutto a Cyberpunk, il primo in cui si poteva creare un personaggio trans.
Più giocavo, più trovavo me stessa in quel corpo femminile, più prendevo coscienza di me, e più mi sentivo libera.
Inoltre avevo cominciato a scrivere “Gamer Girl”, il mio secondo libro, che racconta la storia di Giulia, una ragazza trans diciassettenne, appassionata, come me, di videogiochi – League of Legends, su tutti – che, a un certo punto, desidera aprirsi al mondo, “lontana dalla prigione della mia vecchia casa, lontana dalle urla dei miei genitori”.
La scrittura e i cosplay mi hanno condotta al coming out. Durante il processo di scrittura, ho avuto una crisi, sia professionale che personale, e così, con uno zaino in spalla e una valigia, sono partita e ho soggiornato in un co-living francese in mezzo alle montagne, per tre settimane. Durante proprio quel periodo, ho finito di scrivere il libro, e ho deciso di iniziare la transizione.
Tornata in Italia, non sono andata subito a Roma, ma, a Milano, dove ho cominciato a fare coming out.
Ho consegnato il libro al mio agente, e all’editore. E insieme a esso, ho consegnato al mondo la mia nuova me, felice e libera.

Cosa accomuna il tuo primo libro “Cosplay Girl” e “Gamer Girl”?

Cosplay Girl raccontava una storia d’amore saffica e volevo che anche il secondo non fosse eteronormativo. Ho deciso così di parlare di Giulia, una ragazza trans, e di Tommy, l’amico asessuale, e per farlo, come sempre, mi sono dedicata a una lunga ricerca: non so scrivere di cose che non conosco. Scrivendo di Giulia ho iniziato a capire alcune cose di me, a cui prima non avevo dato la giusta importanza.

Cosa rappresenta per te il Cosplay?

Faccio cosplay da vent’anni.Col cosplay hai la possibilità di testarti nei panni di un’altra persona.
Una volta, interpretando un personaggio maschile, un altro po’ mi sentivo male!
Quando sono andata a Milano e ho fatto coming out, ho detto a tutti di cominciare a utilizzare per me i pronomi dei personaggi di cui facevo cosplay…quindi…solo ed esclusivamente pronomi femminili!
Il cosplay, insieme alla scrittura, mi ha formata.

Qual è una tua lettura costante?

Senza dubbio…i manga yuri (termine giapponese che indica relazioni omosessuali tra donne o ragazze)!

 Come vuoi concludere questa intervista?

Sicuramente con un ultimo calice di vino! E ringraziando te, Claudio e Francesca, e tutti i presenti con cui mi sono trovata veramente molto molto bene. Salute!

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