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Velletri – “Giù le mani dalla Casa di Riposo Berardi”: in Comune si è tornato a sollecitare la riapertura video

velletri convegno berardi

Nel pomeriggio di giovedì 9 maggio, la Sala Tersicore del Comune di Velletri ha ospitato il convegno “Giù le mani dal Berardi”, organizzato dall’associazione per la difesa degli anziani veliterni bisognosi. Il focus è stato tutto sulla Casa di Riposo Opera Pia G. e F. Berardi, di via Fontana delle Fosse, chiusa nello scorso mese di luglio a seguito di numerose polemiche.

Tra le ragioni che avrebbero portato alla chiusura della struttura vi sarebbero state, infatti, non solo la volontà di procedere a un adeguato recupero edilizio, con i lavori di ristrutturazione che si erano resi sempre più necessari viste – come ribadito dal Consiglio d’amministrazione della Fondazione – le sempre più insistenti richieste della ASL; ma anche delle note difficoltà economiche, da sempre però minimizzate dalla Fondazione.

L’apertura della casa di riposo nella struttura di via Fontana delle Fosse si deve ad Agostino Berardi che, nel 1905, lasciò un testamento col quale donava il suo patrimonio alla città di Velletri, con le richieste di costruire una residenza per anziani bisognosi che sarebbe poi dovuto essere intitolato a suo padre, sua madre e sua moglie.

Ad organizzare il convegno odierno è stato l’ex consigliere comunale, e leader di Rinascita Veliterna, Gianni Cerini, che da subito si è fatto portavoce dei residenti della Casa di riposo costretti a traslocare e dei loro familiari. Con lui erano presenti i membri e i rappresentanti della nuova associazione “Opera Pia Berardi nel futuro di Velletri e nel sociale”, costituitasi proprio per mobilitare la comunità alla riapertura della casa di riposo chiusa lo scorso anno. Tra i presenti anche il Presidente del Consiglio comunale di Velletri Salvatore Ladaga.

A parlare per prima – e a raccontare la storia dal punto di vista dei familiari degli ospiti della struttura – è stata la signora Gemma, che ha ribadito con forza come i dirigenti della Fondazione diedero pochissimo preavviso prima della chiusura: “A metà giugno si presentarono da noi, un sabato ed una domenica, con un foglio in mano che era una relazione dell’Asl. Ci dissero che entro il 30 di giugno avremmo dovuto liberare la casa di riposo Berardi e portare altrove i nostri cari. Ma cosa erano dei pacchi postali? Non potevamo certo spostarli così come se nulla fosse. Noi avremmo anche accettato degli eventuali lavori alla struttura, ma avevamo chiesto più tempo per poterci organizzare. Ed invece in pochi giorni hanno chiuso”.

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Gianni Cerini, dopo aver ricostruito le vicende che hanno portato alla chiusura della Casa di Riposo Opera Pia G. e F. Berardi, ha poi proseguito raccontando i passi successivi che la neocostituita associazione sta portando avanti, per mantenere fede a quella promessa fatta nei giorni della chiusura di non lasciare nulla di intentato: “Gli ospiti della casa di riposo Berardi erano una vera famiglia. Si stava tutti insieme, si facevano le feste di compleanno. Ed è per questo che tutti volevano andare lì. Poi cosa è successo? Lo scorso 2 di agosto – dopo che noi già avevamo fatto segnalazioni alla Regione, ai diversi enti e alla magistratura – mi chiamarono e mi dissero che fuori dalla struttura si erano presentate le forze dell’ordine, con polizia locale, carabinieri, pubblica sicurezza e dipendenti dell’Asl.

Noi non ci siamo arresi e abbiamo fatto querela all’autorità giudiziaria. […] Abbiamo così deciso di creare un’associazione e abbiamo fatto una segnalazione alla Regione Lazio che – nonostante fosse responsabile della casa di riposo – ci rispose che questa erano stata chiusa da un’ordinanza comunale, mai esistita, e che non era di materia di sua competenza, nonostante nello statuto della fondazione vi fosse scritto che la Regione era responsabile, eccome. In questo blitz delle forze dell’ordine, io pretesi che mi venisse detto dagli agenti se i responsabili della struttura avessero ricevuto l’autorizzazione per esercitare. Loro furono costretti a dirmi che non ce l’avevano e che quindi si trattava di esercizio abusivo dell’attività di casa di riposo. Addirittura, siccome vi erano anziani non autosufficienti, si trattava di esercizio abusivo di Rsa, con il conseguente sequestro della struttura.

E allora, perché la Fondazione ha esercitato senza autorizzazione? Perché non hanno consegnato i documenti dopo l’ordinanza del Comune, permettendo così la riapertura o una proroga dei tempi? Basti pensare che il bilancio d’esercizio della Fondazione del 2022 non è ancora stato presentato, e che quest’anno dei lavoratori sono stati licenziati senza giusta causa. Ora, noi, con la nostra associazione stiamo provvedendo all’iscrizione nel registro del Terzo Settore, nonostante alcuni cavilli giuridici che hanno ritardato i tempi. Più siamo e meglio è, soprattutto quando al nostro fianco ci sono persone con competenze”.

A prendere poi la parola è stato dunque il Presidente del consiglio comunale di Velletri Salvatore Ladaga che, al di là del suo ruolo politico con il quale cercherà di portare comunque avanti la causa, sensibilizzando l’assise, ha fornito ai presenti alcuni suggerimenti sugli indirizzi da poter prendere per poter risolvere con la questione Berardi nel futuro: “Tra le istituzioni e il terzo settore ci sono sempre atteggiamenti eccessivamente prudenziali, dove a dirti di no ci mettono venti secondi, mentre – e vale per tutti – per ottenere dei “si” devi andare in processione scalzo. Oggi la cosa importante è riuscire a buttare le base, mettendoci alle spalle il passato – per il quale comunque le responsabilità verranno accertate.

Rispetto a queste iniziative oggi è cambiato l’atteggiamento degli amministratori, che sono costretti a stare all’interno di paletti, regole e bilanci. La cosa pubblica deve fare la differenza nella scuola, la sanità e il sociale. Su queste cose nessun Sindaco che vuole bene alla sua città, deve pensare di poterci fare del profitto sopra. Il grado di civiltà di una città e di una nazione non passa solo per la difesa militare, ma per il sociale. La politica, un Sindaco o un Presidente del Consiglio comunale, possono agire lì dove ci sono degli indirizzi precisi.

Una casa di riposo come era il Berardi può avere una prospettiva futura su questo territorio? Si, perché rappresenta il PIL sociale di questa città che ha una storia millenaria. Poi bisogna fare i conti con i costi: queste cose si possono fare solo in maniera mista, con da una parte un controllo pubblico o semipubblico al 51% e un 49% che sia dato a uno o più privati che possono avere la capacità di investire e di ristrutturare. Ci sono le possibilità di fare le cose e vanno fatte con giudizio e trasparenza. Non importa chi fa le cose, ma come lo fanno. In questa ottica, dunque, si può iniziare a lavorare per una società mista”.

Al termine della discussione relativa alla Casa di Riposo Opera Pia G. e F. Berardi, i presenti hanno poi discusso di un’altra questione di cui si è fatta carico l’associazione: quella relativa al doppio senso di Via Ulderico Mattoccia, per il quale i residenti hanno più volte manifestato il loro disappunto e per il cui sblocco non sarebbero state rispettate le normali procedure di viabilità.

A tal proposito lo stesso Gianni Cerini, competente in materia, ha ribadito di aver fatto esposti sia al Ministero dei Trasporti che agli enti preposti, ribadendo le irregolarità nelle procedure. Ladaga ha invece sottolineato a tal proposito l’importanza di organizzare un tavolo tra i residenti e l’amministrazione comunale per decidere di concerto, senza colpi in avanti né da una parte né dall’altra.

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