Attualità

Castel Gandolfo, ecco il Piano per Salvare i Laghi dei Castelli Romani: la cittadinanza risponde numerosa fotogallery

Una passeggiata di protesta e consapevolezza sul grave destino che incombe sui laghi dei Castelli Romani si è svolta stamattina, domenica assolata del 4 febbraio, alla presenza di tantissimi cittadini, comitati e associazioni ambientaliste che da anni si battono contro un prosciugamento sempre più tragico e visibile a occhio nudo.

Un problema che non è più possibile nascondere, per giustificare l’inerzia di Enti ed Istituzioni, o peggio ancora mistificare dietro spiegazioni fantasiose e poco aderenti alla realtà.

E’ stato questo l’obiettivo dell’iniziativa che si è svolta oggi, sotto la guida di Roberto Salustri, di EcoIstituto RESEDA onlus, che ha accompagnato i presenti in un breve ma eloquente tratto che va dal moletto, dove i vecchi piloni mostrano inesorabili quanto il livello del lago Albano si sia abbassato – parliamo di oltre sei metri e mezzo – fino al villaggio delle Macine scoperto da Angelo Capri, il prezioso sito archeologico riaffiorato, simbolo della perdita di un patrimonio che non è solo naturalistico ma anche culturale.

All’iniziativa è stata presente inizialmente  l’Amministrazione di Castel Gandolfo, il Sindaco Alberto De Angelis, gli Assessori Bavaro e Mariani e alcuni consiglieri. Presenti anche altri amministratori del territorio, tra questi la consigliera regionale Alessandra Zeppieri, l’assessore di Albano, Maurizio Sementilli, e diversi consiglieri dei Comuni limitrofi: Luca Nardi e Marco Alteri di Albano, Barbara Cerro di Marino, Giorgia La Leggia di Ariccia, e altre personalità politiche.

“Più di 700mila persone che attingono acqua dalla falda” il problema è tutto qui – ha ben chiarito Salustri -, e “ognuno di noi consuma il 10% di acqua in più rispetto a quello che abbiamo disponibile in natura” .

Le conseguenze sono drammatiche, la falda sotto i nostri piedi si è abbassata ad un punto tale che ha già isolato il lago di Nemi – lo ha confermato Franco Medici dell’Università La Sapienza di Roma presente tra la folla -, e presto succederà anche a quello di Castel Gandolfo.

Il lago Albano – solo per citare qualche spaventoso numero – ha perso 45 milioni di metri cubi di acqua, circa il 15% di quella totale. E quello di Nemi è messo anche peggio.

“Negli anni ’80 – ha detto Salustri – quando ci siamo accorti che le sorgenti sui Monti dell’Artemisio venivano meno, abbiamo iniziato a parlare del problema, che è ben più profondo e riguarda la falda, ma all’epoca eravamo solo dei visionari”.

Troppo consumo di acqua e politiche di espansione urbanistica che negli anni hanno reso insostenibile la pressione demografica del territorio, con ripercussioni gravissime sull’ambiente e avviandoci, nello specifico, verso la morte biologica dei Laghi.

Un problema dunque – è stato il monito – che non può essere affrontato da un solo Comune o due – ma deve coinvolgere  l’intero territorio.

Non poteva mancare, poi, un riferimento all’inceneritorre che Gualtieri intende realizzare ai confini di Albano, e che da solo consumerà 700mila metri cubi di acqua. Tra i presenti oggi c’era anche Elena Mazzoni, di Rete Tutela Roma Sud, che ieri ha preso parte ad un convegno sul tema tenutosi a Genzano.

“La politica è lontana dalle associazioni – ha sentenziato Salustri -, anche il contratto dei Laghi e di Falda si è arenato e quindi abbiamo deciso di procedere coinvolgendo la cittadinanza formando l’Alleanza per i laghi“.

Il piano per salvare i laghi

Il messaggio lanciato durante la mattinata è che “Spetta a noi, tutti noi”, con iniziative concrete ed esercitando pressioni sulle Istituzioni.

Roberto Salustri ha elencato i vari punti di un piano per salvare i Laghi che se non proprio a costo zero, comporta risorse infinitamente inferiori rispetto alla reale minaccia ambientale.

In primis, zero cemento, stop a qualsiasi altro consumo di territorio.
È opportuno poi lanciare una campagna di sensibilizzazione, della durata minima di 7 anni, per ridurre i consumi idrici nelle case di tutti i cittadini del 30%.

È necessario inoltre attivare un serio controllo dei pozzi, circa 165mila esistenti di cui molti abusivi, e prevedere al contempo incentivi per quelle aziende che attivano processi di recupero dell’acqua piovana.

Fanno parte del piano anche interventi di realizzazione di opere di ingegneria naturalistica per raccogliere l’acqua piovana e riportarla nel sottosuolo, invece di perdersi sulle strade e finire nelle fogne. Un intervento simile è stato già realizzato ai Campi d’Annibale.

È necessario poi procedere alla riforestazione, come quella voluta dalla Sovrintendenza a ridosso dei Ninfei.

Sono stati ipotizzati poi bacini di raccolta naturalistici per la raccolta dell’acqua piovana nei contesti urbani, i cosiddetti pozzi di ricarica delle falde.

Un piano dunque, con interventi su più fronti, nel quale uno sguardo è andato anche alla gestione dell’acqua e ai necessari interventi sulle conduttore idriche per evitare dispersione.

“Archeologi, biologi, botanici, geologi hanno contribuito a fare conoscere le emergenze ambientali dei laghi nei vari aspetti – hanno detto a margine gli organizzatori della passeggiata, che ha visto oltre 600 presenze – . Dall’abbassamento del livello dei laghi, al degrado del villaggio delle macine alla perdita di biodiversità. La passeggiata è stata organizzata da 30 volontari che hanno curato la promozione e la logistica dell’evento. Durante la passeggiata sono stati comunicati i risultati che, studi svolti dal 1996 in poi, lega l’abbassamento dei laghi con il sovra-sfruttamento delle falde e il consumo del suolo. Nei prossimi mesi le 50 associazioni aderenti all’Alleanza per i laghi si incontreranno per stabilire un programma di coinvolgimento della popolazione. Sono previste, inoltre, ulteriori escursioni sulle emergenze ambientali e seminari tecnici per sensibilizzare ulteriormente la popolazione”.