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L’intervista all’architetto Virginio Melaranci nel ‘Sabato di Calliope’: l’ex assessore di Genzano è il progettista del parcheggio di via Pia di Velletri

Generico novembre 2023

Per l’appuntamento de “Il Sabato di Calliope” del 4 novembre la conduttrice Maria Paola De Marchis ha avuto come ospite l’Architetto Virginio Melaranci, genzanese, ex assessore e, tra i vari ruoli svolti, oggi responsabile di uno dei progetti più dibattuti tra i veliterni: il parcheggio a due piani di Via Pia.

Il Sabato di Calliope è un appuntamento settimanale, nato dall’idea della conduttrice Maria Paola De Marchis, e resa possibile dal lavoro sinergico di Castelli Notizie e WebTv55, con l’idea di promuovere sempre un’informazione ampia e di qualità, approfondendo temi sensibili alla cittadinanza del territorio.

Generico novembre 2023

Il primo tema toccato durante l’intervista prende vita da una delle domande fatte alla redazione ovvero se la necessità contemporanea di muovere verso l’ecosostenibilità, integrando sempre più verde nei centri storici, non possa essere comprometto in dimensioni paesaggistiche piccole come quelle dei centri storici dei Castelli.

«Io penso che la questione sia molto più complessa chiaramente e che l’opinione non possa essere limitata e confinata al rapporto tra cemento e verde – ha esordito l’architetto Melaranci –. In realtà si parla anche del problema di inserire un oggetto architettonico contemporaneo in qualsiasi città, in qualsiasi settore: nel campo dell’infrastruttura, nel campo di una scuola, nel campo dei  servizi pubblici, dello spazio pubblico, della piazza o un marciapiede. La questione è complessa e riguarda il grado di accettazione sociale da parte della comunità locale che dovrà poi dopo utilizzare quell’oggetto rispetto all’intervento nuovo che in qualche modo destabilizza un equilibrio precedente», ha dichiarato l’architetto.

Melaranci ha spiegato che è difficile dare una risposta univoca per ogni situazione e ha sottolineato l’importanza della valutazione caso per caso.

Generico novembre 2023

«Assunzioni complesse corrispondono a problemi complessi cui corrispondono sempre soluzioni complesse e bisogna tenere conto anche della sensibilità specifica del luogo perché magari ci può essere un paese che è fortemente legato affettivamente a determinate condizioni mentre ci può essere un paese che ha poca affettività e quindi preferirebbe l’innovazione».

Il contrasto storico tra tradizione ed innovazione risulta un elemento determinante anche nello sviluppo di progetti come questo. L’Architetto Melaranci, già Assessore allo sviluppo locale, attività produttive, turismo, beni culturali, mobilità e promozione durante la Giunta Gabbarini, nella sua Genzano, ha portato anche dei dati utili a chi vorrà comprendere il tema delle opere pubbliche. E’ stato stimato che per realizzare un’opera pubblica ci vogliano circa 7 anni: 2,7 per il progettarla, 0,7 per metterla in appalto e altri 2,6 anni per poterla realizzare.

«Oggi come oggi questi 2,7 anni per la progettazione che sembra una enormità dipendono proprio della difficoltà di superare l’avversione iniziale da parte della comunità locale che per tanti motivi  è chiamata a essere sollecitata nei confronti di oggetto nuovo che turba l’equilibrio precedente. Probabilmente una delle possibili soluzioni potrebbe essere il coinvolgimento delle comunità locali all’interno di un processo complessivo di progettazione». 

Altro punto sottolineato durante l’intervista è stato quello dell’importanza di contestualizzare e vivere gli oggetti architettonici: avere un percorso, un progetto che non sia solo fine all’uso ma che possa rappresentare anche nuovi punti di svolta per la comunità.

Da qui si è passati a parlare all’attuale tema del parcheggio a due piani di Via Pia a Velletri. La Regione Lazio, infatti, recentemente ha stanziato i fondi per questo progetto che, dunque, prenderà vita nei prossimi mesi, proprio sulla base del progetto dell’Architetto Melaranci. Le avversioni di parte della popolazione veliterna al progetto possono essere riassunte nei seguenti punti: il primo è l’ostruzione parziale della vista del Monte Artemisio, così come evidenziato da Maria Paola De Marchis, da parte di alcuni stabili; la seconda è quello della “mostrificazione”, ovvero l’inserimento di un elemento di cemento in chiave moderna nelle immediate vicinanze di una chiesa storica, a due passi dal centro storico.

«Noi avevamo pensato proprio a  un percorso di condivisione più possibile ampio con la popolazione – ha dichiarato Melaranci -. Una delle cose che io farei è promuovere il tentativo di ampliamento dell’immaginario, cioè dobbiamo imparare non soltanto dal brutto e dalla banalità del brutto che oggi vediamo tutti i giorni dappertutto. Noi dobbiamo oggi recuperare anche  una capacità, un’attitudine alla speranza cioè capire che le cose belle, le cose ben fatte si possono ancora fare. Quel posteggio, può diventare fruibile anche per altre funzioni, che possono essere un mercatino, può essere uno spazio di ritrovo per i cittadini che quindi rendono flessibile l’uso di quell’edificio. Ad oggi dobbiamo pensare quindi a spazi ibridi e dobbiamo riuscire a immaginare progetti architettonici che siano capaci di avere flessibilità, di trasformarsi in funzione degli usi che cambiano nella nella città consolidata…».

Si è poi passati ad un argomento forse ancora più complesso del precedente: i fondi del PNRR. Anche per questo tema ci si è ispirati ad una domanda posta da un ascoltatore, che ha asserito se  l’usufruire dei fondi stanziati per il Piano Nazionale Ripresa e Resilienza sia stato un buon pretesto per le amministrazioni comunali di tirare fuori dai cassetti progetti già esistenti e mai andati in porto, andando contro a quella che dovrebbe essere una visione progettuale organica.

«Come facciamo a dargli torto? E’ così! Ma questo era ampiamente prevedibile. Il problema è che è difficile, nel senso che  è troppo facile sempre addossare la croce ai politici, a chi ci governa, a chi decide: è una cosa molto più complessa, c’è un sistema Italia che non va. […] Esiste il problema di una di un deficit cronico della pubblica amministrazione in Italia, di programmazione e quindi si vive con un approccio ineliminabile nella dimensione dell’emergenza: qualsiasi cosa si si fa sotto la spinta di un’emergenza. Quest’emergenza del quotidiano, della buca, della frana, del crollo, della scuola con la maniglia rotta. Si vive costantemente in questa dimensione dell’emergenza quindi ancora del tempo dell’istante del tempo presente. In questa prospettiva, è ovvio che non può esserci capacità di visione futura. Quando si è deciso di stanziare questo enorme flusso di fondi in Italia, si chiedeva proprio questo, si chiedevano progetti che fossero capaci di innescare dei processi di sviluppo locale, di intervento sulle infrastrutture tali che potessero innescare una serie di effetti positivi per l’economia nazionale. »

In chiusura si è parlato di un progetto che ha riguardato la città di Albano, la quale ha beneficiato dei fondi del PNRR per restaurare un palazzo antico, Palazzo Savelli, sede del Palazzo comunale, da cui nei giorni scorsi si è distaccato una porzione di cornicione.

«Il bene culturale in questo caso è particolarmente complesso perché la sua storia dal secondo secolo, quando era probabilmente una cisterna, poi passa attraverso le fasi storiche: diventa castello, diventa fortilizio, poi diventa palazzo gentilizio. Ecco, nel corso di questa evoluzione lascia degli scopi, delle inclusioni storiche dentro lo stesso edificio. La strategia era quella di far sì che questo edificio potesse essere permeabile, potesse diventare un percorso pubblico». 

Un’intervista davvero interessante, che da spunto di riflessione a valutazioni e punti di vista diversi che bisognerebbe prendere in considerazione quando si parla di tematiche complesse.

Per chiunque volesse vedere l’intervista integrale, basta cliccare quì. 

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