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Ampliamento Fassa Bortolo: secondo Arpa l’inquinamento atmosferico sarebbe ben più esteso. “Perchè Lariano non fa nulla?”

C’è un territorio da tutelare, aziende agricole che temono per le proprie coltivazioni e allevamenti, oasi naturali minacciate e migliaia di cittadini che subiranno le conseguenze dell’ampliamento dello stabilimento Fassa Bortolo di Artena.

Le motivazioni del fronte contrario a tale realizzazione – che ha già ottenuto l’autorizzazione regionale, con l’avallo del Comune ospitante  – trovano precisa illustrazione nel ricorso presentato dal Comune di Cori, insieme a quelli di Colleferro e Valmontone ad adiuvandum (Artena si è costituito contro, invece), e nei due presentati dai comitati cittadini formatisi nei territori limitrofi.

Ma dall’altra parte c’è una politica, quella di Lariano, silente e – sembra – orientata a non fare nulla. Oggi come allora. Perchè all’epoca dell’inizio dell’iter autorizzativo del 2018, con l’allora Sindaco Maurizio Caliciotti e Fabrizio Ferrante Carrante come assessore all’Ambiente, il Comune non si è mai presentato alle convocazioni ricevute. Oggi, con Fabrizio Ferrante Carrante sempre assessore all’Ambiente, la linea pare essere sempre la medesima.

Il progetto della Fassa Bortolo

Attualmente in via Valle Pescara, nel Comune di Artena e a ridosso della frazione di Giulianello, la Fassa Bortolo opera con uno stabilimento di produzione “a freddo” di intonaci a base di cemento e di gesso.

Al fine di introdurre nello stabilimento un processo “a caldo” di produzione del cemento, la Società ha avviato il procedimento di autorizzazione del progetto di ampliamento, che prevede l’installazione di due forni di calcinazione a ciclo continuo da 200 t/g ciascuno, da alimentare principalmente con l’utilizzo di rifiuti di legno, oltre a un impianto di produzione di idrato di calcio da alimentare con parte dell’ossido stesso.

Il progetto è stato sottoposto agli Enti preposti per l’ottenimento del VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) nel corso di tre incontri in seno alla Conferenza dei Servizi, il cui iter ha destato più di qualche perplessità. Agli incontri, inoltre, non risultano presenti l’Asl e l’Arpa. Nel primo incontro si era inoltre preso atto del parere negativo del MIBACT, poi modificato a seguito di chiarimenti.

Il Comune di Cori ha fin da subito presentato la sua contrarietà, avanzando dubbi sulle ricadute a livello sanitario, segnalando criticità nella scelta della localizzazione dell’impianto, vicino al proprio centro abitato e al pozzo idrico “della Madonnella” di approvvigionamento di acqua potabile per la collettività.

Lo stabilimento si colloca a ridosso dei Monti Lepini, a poca distanza dal lago di Giulianello, collegato logisticamente solo dalla Strada Provinciale 81A, a fronte di un aumento stimato di autoarticolati e mezzi pesanti di circa 206 al giorno. Nelle vicinanze insistono, inoltre, tre scuole dell’obbligo.

Il 30 maggio 2023 la Regione Lazio ha concluso positivamente il procedimento di autorizzazione, sebbene – scrivono i ricorrenti nel ricorso al Tar – “senza alcun richiamo, esame, risposta o pronuncia riguardo le posizioni contrastanti espresse“.

L’inquinamento atmosferico

Secondo il ricorso del Comune di Cori, per il quale il Tar ha concesso la sospensiva lo scorso 24 ottobre, “l’intero procedimento è viziato in quanto la Regione non ha tenuto per nulla in considerazione quanto rilevato, espresso, contestato e prescritto da Arpa in merito all’inquinamento atmosferico. Nello specifico “Arpa ha rilevato che lo studio di dispersione degli inquinanti era totalmente inadeguato ad offrire un quadro veritiero degli effetti atmosferici del progetto”, perchè “è stato sviluppato – scientemente o meno – ricorrendo ad un modello di calcolo con un software inadatto ed utilizzando un dominio di azione circoscritto alla dimensione di 8X7 km“.

Secondo Arpa il raggio d’azione di cui tenere conto per ogni valutazione è invece di 20 km (comprendente cioè molti altri Comuni anche dei Castelli Romani, fino ad Albano e Rocca di Papa), e da ciò ne deriva che i dati sottoposti dalla Fassa alla valutazione, alla base dell’emanazione delle autorizzazioni, non siano veritieri.

Di qui, aggiungono i ricorrenti, deriva anche il mancato rispetto del principio di legale collaborazione tra pubbliche amministrazioni, poiché non sono stati invitati alla Conferenza dei Servizi, e informati del progetto, tutti i Comuni che ricadono nel raggio di azione (sottaciuto) degli inquinanti. All’appello comunque, pur solo considerando il raggio di 8 km, mancano i Comuni di Velletri, Cisterna di Latina e Colleferro, tutti interessati al coinvolgimento nella procedura di autorizzazione ma mai chiamati in causa.

Le sollecitazioni all’Amministrazione larianese

Ma c’è di più. L’Arpa ha riconosciuto carenti gli studi della Fassa non solo rispetto alle ricadute degli inquinanti, ma anche rispetto all’impatto sulla viabilità e all’inquinamento acustico.

Incongruenze e carenze nell’istruttoria (manca nella documentazione anche la valutazione di impatto sanitario), le paventate conseguenze ambientali, come i danni all’economia agricola del territorio, il peggioramento della qualità dell’aria e i rischi di inquinamento della falda, sono alcune delle ragioni per cui i cittadini, anche di Lariano, invocano il principio di prudenzialità.

Argomenti dibattuti nel corso di un incontro tenutosi in Comune lo scorso 12 ottobre, nel corso del quale i comitati hanno richiesto al Sindaco Francesco Montecuollo di ricorrere al Tar, ma a seguito del quale non si sono avute più notizie.

“Noi siamo venuti a conoscenza di questo progetto solo due mesi fa – racconta Paolo Fiorini, cittadino larianese molto attivo e componente del comitato per il “no” -. Ma stupisce vedere come venga meno l’importante ruolo di controllo, di informazione alla cittadinanza e di difesa del territorio da parte della politica locale. Parliamo di migliaia di metri cubi di ampliamento e di uno stravolgimento del territorio che peserà sulle nostre teste per gli anni a venire, e nessuno in Consiglio comunale ne ha mai parlato”.

“Nessuno vuole togliere a Fassa il diritto di fare le cose secondo legge – ha aggiunto Fiorini -, ma non capisco come mai un’Amministrazione così impegnata nella sensibilizzazione alla prevenzione sanitaria (e che ha attivato l’osservatorio oncologico comunale) non applichi almeno una linea prudenziale ricorrendo al Tar al pari di altri Comuni, per accertarsi che tutto sia fatto nei giusti modi”.

 

 

 

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