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Frascati – La biodiversità dei Castelli Romani fa invidia all’Amazzonia! Esposizione scientifica di Roberto Salustri

biodiversità castelli romani

Avvincente il seminario che si è tenuto ieri pomeriggio, sabato 7 ottobre, nella Sala degli Specchi del Comune di Frascati “La biodiversità dei Castelli Romani: un patrimonio da conservare, habitat da difendere”.

Introdotto da Accademia Kronos – ente che si occupa di protezione ambientale ed animale con un nucleo di volontari che ha sede proprio a Frascati e si occupa di vigilanza zoofila ad ampio spettro sul territorio dei Castelli –, il relatore Roberto Salustri, cofondatore e direttore dell’ecoistituto Reseda onlus, ha rapito l’attenzione dei presenti portandoli in un viaggio che parte da ere lontane, nel momento in cui il territorio dei Castelli Romani si è formato con quelle esplosioni vulcaniche che hanno dato origine ad una particolare conformazione da cui derivano caratteristiche uniche di questo territorio e ne determinano la vasta biodiversità di fauna e flora. 

Un milione e cinquecentomila anni fa si sollevarono sul territorio laziale i primi vulcani, su una piattaforma calcarea emersa dal mare. Il principale vulcano era alto circa duemila metri. Seicentomila anni fa, dopo una forte esplosione la parte superiore del vulcano esplose creando la caratteristica forma circolare che ancora oggi si osserva anche ad occhio da vari punti panoramici dei Castelli.

Contemporaneamente, con il materiale lanciato da queste esplosioni si sono create le prime caldare , il lago Albano di Castel Gandolfo e quello di Nemi. Dopo circa trecentomila anni si è formata anche la caldara dei Campi di Annibale e del Monte Artemisio, mentre le prime due cominciarono a riempirsi di acqua. Il calcare della roccia da cui erano emersi i vulcani con il calore del magma e la presenza di acqua crearono delle reazioni chimiche che produssero forti esplosioni che portarono a quella che è l’attuale conformazione del territorio. Alla fine di questo periodo il clima cambiò e vi fu una piccola era glaciale che modificò flora e fauna, di cui però alcune specie sopravvissero.

La storia paleologica di questo territorio ha creato un ecosistema molto complesso, ne abbiamo testimonianza dal ritrovamento di reperti animali tipici di altre zone climatiche, oggi conservati nel museo di Albano. Orsi, elefanti ed ippopotami vissero in queste zone prima della piccola glaciazione. Lo stesso vale per la flora, troviamo infatti in questo territorio alberi piante ed arbusti che vanno da quelli tipici della macchia mediterranea fino ad esemplari caratteristici del clima alpino, come abete bianco, tasso, faggio ed agrifoglio che normalmente vivono ad altezze maggiori e a temperature più basse. Anche la fauna di tipo alpino è stata presente ai Castelli Romani fino a tempi abbastanza recenti: cervi, lupi ed orsi hanno abitato questi boschi, notizie storiche riportano l’avvistamento dell’ultimo orso negli ultimi anni dell’ Ottocento, quando fu purtroppo abbattuto.

Poiché il territorio dei Castelli Romani è molto esposto e prende il sole su tutti i lati anche la varietà climatica è molto varia, al punto che  si può trovare una vegetazione diversa su due diversi versanti di una stessa montagna. 

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Una ricchezza che fa invidia all’Amazzonia

Tutto ciò ben mette in evidenza le peculiarità e la ricchezza di questo territorio che va assolutamente preservata, basti pensare che facendo un rapporto per chilometro quadrato questo territorio è più ricco di biodiversità rispetto alla Foresta Amazzonica! E questo è dovuto proprio alla compresenza di tanti biomi, cioè zone climatiche diverse, su un piccolo territorio. Sono stati catalogati su questo territorio per ora 32 specie di mammiferi e 110 di uccelli (tra stanziali e migratori), 20 rettili ed anfibi, 20 pesci e si stimano 3000 tipi di insetti. 

La flora conta almeno 796 specie di piante classificate, tra cui la Vicia sativa striata, rimasta presente ormai solo nei Castelli Romani, ci sono anche 12 specie classificate come rare ed 8 estremamente rare. Molte piante sono poi endemiche, cioè tipiche di questo territorio e non trovabili altrove.

Da tutto ciò ci rendiamo conto di quanto sia importante preservare questo territorio con il suo ricco ecosistema, per preservarlo è importante prendersi cura in primis della flora, perché solo conservando l’ambiente e di conseguenza l’habitat naturale degli animali è possibile proteggere anche essi. A questo proposito è partito il progetto Riforestiamo, per cui è stato creato un vivaio di specie tipiche del territorio che una volta cresciute vengono ripiantumate per la riforestazione del territorio.

Per proteggere tutta questa ricchezza nel 1979 iniziò una raccolta di firme per la costituzione del Parco dei Castelli Romani. La proposta prevedeva un perimetro più ampio rispetto a quello che è stato poi approvato nel 1984 perché vi sono stati sottratti dei territori appetibili per l’edificazione. Ad oggi il parco ha una superficie di quindicimila ettari e quattro Siti di importanza comunitaria, il territorio del parco viene costantemente controllato dal nucleo di vigilanza zoofila, che si occupa anche di contrastare il bracconaggio che purtroppo in questa zona è ancora presente sia nei confronti di mammiferi che di volatili. A testimonianza della presenza di questa attività illegale, sono state recentemente individuate, smontate e sequestrate trappole per intercettare uccelli migratori che una volta catturati sono destinati al commercio.

Tutti conosciamo le ricchezze culturali  e gastronomiche di questo territorio, purtroppo meno note sono quelle naturali per preservare le quali sarebbe utile invece una partecipazione attiva di chi questo territorio lo vive quotidianamente. 

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Foto per catalogare la fauna e la flora

Un bell’esempio dell’utilità della partecipazione è il lavoro sviluppato attraverso la piattaforma iNaturalist. Chiunque vada a fare una passeggiata per boschi può caricare su questa piattaforma uno scatto fotografico di una pianta, un fiore, una foglia, un insetto, un animale o addirittura un’impronta. Se si tratta di un qualcosa di già classificato l’autore dello scatto caricato riceverà informazioni sul soggetto di suo interesse. Ma quello scatto avrà anche un’utilità maggiore perché concorrerà alla catalogazione della fauna e della flora locali; grazie a questa attività è stato possibile catalogare in tre anni ben 1468 specie presenti sul territorio. Ed anche quando lo scatto riguarda un soggetto già catalogato l’utilità non scema poiché permette di tracciare spostamenti e cambiamenti di una specie anche ad esempio in diversi climi o addirittura stagioni.

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