Cronaca

Velletri, lo sfogo del papà di Lavinia dopo la “provocazione” della maestra: “In 5 anni mai mostrato un reale pentimento…”

L’ennesimo colpo di scena di un processo che sta per esaurire la seconda decina di udienze, senza che si intraveda ancora quella che porterà alla sentenza, non ha intaccato la voglia di Massimo Montebove e Lara Liotta di continuare ad invocare giustizia per la loro piccola Lavinia, che il 7 agosto del 2018 venne investita nel parcheggio dell‘asilo “La Fattoria di Mamma Cocca”, cui i due coniugi veliterni avevano la loro cucciola, di neppure un anno e mezzo di vita.

A distanza di quasi 62 mesi da quella tragica mattinata si attende ancora che nelle maglie della giustizia possa emergere una verità rispetto a quanto accaduto quel giorno e, soprattutto, che possano essere stabilite eventuali responsabilità.

Preceduta da presidio pacifico di solidarietà nei confronti della piccola Lavinia e della sua famiglia, nella tarda mattinata di lunedì 2 ottobre si è tenuta una nuova udienza del processo che vede due imputate: la maestra e titolare della struttura e la giovane mamma che, suo malgrado, ha inavvertitamente investito la piccola Lavinia, che invece di trovarsi con gli altri bimbi giaceva incustodita nel parcheggio della struttura.

Conclusa la fase istruttoria dibattimentale, l’udienza si è aperta con l’intervento della Giudice Emanuela Panzironi, che ha rimandato al Presidente del Tribunale l’eventuale scelta di nominare un altro magistrato per decidere se accogliere o meno la “messa alla prova” della principale imputata, la maestra Francesca Rocca, assente dall’aula per motivi di salute.

Nella precedente udienza, nel mese di giugno, la difesa aveva infatti richiesto a sorpresa la “messa alla prova” dell’imputata, prevista in caso di reati colposi. Una richiesta che, se accettata, permetterebbe di evitare la punizione, svolgendo lavori di pubblica utilità o socialmente utili, con attività di volontariato e affidamento ai servizi sociali. Dando lettura di un’ordinanza, “a tutela di tutte le parti”, avendo “un’istruttoria già completata”, la Giudice ha stabilito che sia un altro magistrato a valutare la messa alla prova, avendo ravvisato la propria incompatibilità nella decisione.

Quanto all’eventuale programma di trattamento, che vedrebbe l’imputata affidata all’Ufficio di esecuzione penale esterna (UEPE), la sua legale, l’avvocata Anna Scifoni, ha dichiarato di avere avuto la disponibilità del Comune di Lanuvio, ma si è detta anche disponibile ad allegare una dichiarazione manoscritta riguardo «la sua disponibilità ad assistere la bambina anche nella sua abitazione». Proprio colei che avrebbe dovuto vigilare su Lavinia, per evitare che potesse accadere l’irreparabile, come purtroppo non è stato, si è quindi proposta di assistere Lavinia che, lo ricordiamo, dopo la disperata corsa verso l’Ospedale di Velletri (dove fu portata dalle stesse imputate, ndr) venne trasferita d’urgenza all’Ospedale Bambino Gesù di Roma e sottoposta ad un delicatissimo intervento chirurgico, che se le ha salvato la vita non le ha permesso di poter andare oltre quello stato vegetativo di minima coscienza in cui si trova imprigionata da oltre 5 anni.

Massimo e Lavinia Montebove

La Giudice Panzironi ha quindi rimandato al 16 ottobre 2023, alle ore 15,  per la lettura del provvedimento del Presidente del Tribunale e la discussione della posizione della giovane che era alla guida della vettura. All’esterno del Palazzo di Giustizia, al termine dell’udienza, abbiamo tuttavia raccolto una dichiarazione di Massimo Montebove, che col suo solito garbo, pur se ancora provato da quanto sentito in aula, non si è sottratto ad un commento.

«Oggi attendevamo dal Giudice una decisione sulla messa alla prova, che non è arrivata perché il giudice ha ritenuto di volersi tutelare anche da eventuali ipotesi di ricusazione della difesa e ha ritenuto di voler prendere questa decisione solo in concordia col Presidente del Tribunale. Se tecnicamente comprendo tali motivazioni, come genitore ci si trova di fronte all’ennesimo rinvio, cosa che ci ferisce, visto che siamo arrivati alla sedicesima udienza e sembra che ci sia sempre qualcosa che ci allontani dalla sentenza, che è l’unica cosa che chiediamo, insieme alla giustizia».

«Ci tengo però ad evidenziare che non abbiamo nulla contro il Giudice, la dottoressa Panzironi; anzi, se non fosse stato per lei, arrivata nel settembre dello scorso anno, saremmo ancora molto indietro, e le va dato atto di aver fatto una veloce calendarizzazione delle udienze. Arrivati a questo punto il bicchiere è mezzo pieno», ha aggiunto Massimo, che non ha perso il suo ottimismo e la fiducia nella giustizia: «Il bicchiere è mezzo pieno, anche se c’è delusione perchè ci aspettavamo una risposta oggi, sebbene comprenda tecnicamente quanto è stato fatto”.

Generico ottobre 2023

Quello che evidentemente ha compreso meno, vista la sensazione di inevitabile stupore, è stata la proposta arrivata dalla maestra di assistere Lavinia nella sua abitazione, in caso le venisse accordata la “messa alla prova”, che la libererebbe dall’onta di una sentenza e di una possibile condanna.

«Anche se si è trattato di una mossa furba della difesa mi è venuto certamente qualche brivido, tanto più che ancora una volta l’imputata è stata assente per malattia. Noi abbiamo sempre denunciato che non c’è un’assistenza completa per Lavinia, potendo contare solo su 12 ore di assistenza, con le altre 12 a carico nostro, ma con tutto il rispetto non è che cani e porci possono assistere Lavinia! Noi stessi, come genitori, sentiamo di non essere adeguati e tante volte ci dobbiamo muovere a nostre spese pagando professionisti privati, per non correre rischi, che pure non mancano mai. La proposta, quindi, non sta né in cielo né in terra perché la signora è una maestra, tra virgolette, e sicuramente non è un sanitario o un infermiere professionale, cosa di cui abbiamo bisogno. Tanto più che in 5 anni non ha mai trovato il modo vero e sincero di far emergere un reale pentimento. Qui – ha aggiunto Montebove – manca ancora l’assunzione di consapevolezza e di responsabilità rispetto a quel che è stato fatto, come conferma l’euro di risarcimento che ci fu proposto”.

Chiosa finale per ringraziare pubblicamente l’Esercito di Lavinia, ovvero i tanti che hanno deciso di manifestare nel piazzale del Tribunale per invocare ancra una volta giustizia: «Si è trattato di un presidio pacifico di oltre 70 persone che ci ha fatto davvero molto piacere, visto che sono venute persone della zona e anche dalla mia Toscana. Ancora una volta ringrazio tutti per la vicinanza, che ci ha aiutato e ci aiuta…».

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