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Albano, la protesta dei medici dell’Ospedale “Regina Apostolorum” – ANMIRS: “Da dieci anni sputano sangue; pronti allo sciopero”

ANMIRS Ospedale Regina Apostolorum Albano

Sono pronti ad incrociare le mani e a scioperare i medici in forza all’Ospedale “Regina Apostolorum” di Albano Laziale, stanchi per le tante promesse di questi ultimi anni, cui a loro dire non sono seguiti atti concreti.

In una lunga nota stampa l’ANMIRS (Associazione Nazionale Medici Istituti Religiosi Spedalieri) porta a conoscenza quanto sta accadendo al personale medico in forza all’istituto ospedaliero situato in via San Francesco d’Assisi, ad Albano.

Di seguito il comunicato stampa dell’ANMIRS, con le dichiarazioni del Segretario Nazionale dell’ANMIRS, Dott. Donato Menichella, che fa luce anche sull’esito dell’ultimo incontro con la nuova proprietà.



I Medici dipendenti dell’Ospedale Regina Apostolorum di Albano non sono “figli di un Dio minore” e dopo più di dieci anni di vana attesa non sono più disponibili ad attendere ulteriormente il rinnovo del loro contratto di lavoro, continuando a farsi prendere in giro (…).

Questo è l’accorato appello lanciato dall’ANMIRS, che è il sindacato nazionale maggiormente rappresentativo dei Dirigenti Medici dipendenti degli Ospedali Classificati, a valle dell’ennesimo incontro infruttuoso con l’Amministrazione dell’Ospedale che si è svolto il 20 luglio.

Per comprendere la surreale vicenda che i Medici di Albano stanno vivendo, bisogna raccontare la loro storia sin dall’inizio delle loro sofferenze. Il calvario dei Medici dell’Ospedale di Albano, che era una eccellenza che per oltre 60 anni aveva rappresentato il più importante punto di riferimento sanitario per tutta la zona dei Castelli Romani, si origina oltre un decennio fa, quando le Suore dell’Ordine delle Figlie di San Paolo, proprietarie dell’Ospedale sin dagli anni ’60 del secolo scorso, dopo un periodo di sempre maggiore crisi finanziaria, si determinarono, a febbraio del 2013, a vendere l’Ospedale ad un gruppo “profit”, l’Italian Hospital Group, vendita che ebbe un esito a dir poco rocambolesco e surreale al punto tale che, dopo poco più di un anno, il 01.04.2014, la vendita fu annullata e l’Ospedale fu restituito alle Figlie di San Paolo.

anmirs

Da quel momento, l’Ospedale, che le Suore hanno sempre continuato a cercare di vendere, ha subito un lento ed inesorabile declino, ha perso dei settori di eccellenza, come ad esempio la Pediatria, ha perso dei Medici di grande esperienza e di provato valore, non ha visto investire nella struttura sostanzialmente nulla, così condannando all’obsolescenza l’intero Ospedale e, in tutto questo drammatico contesto, i Medici e più in generale tutto il personale dipendente, nonostante le loro retribuzioni fossero ferme da anni e anni e nonostante il progredire  del declino della struttura, hanno continuato con professionalità e con caparbietà a lavorare indefessamente per farlo sopravvivere con la speranza che si potesse superare il difficile momento e si potesse tornare agli antichi splendori.

E’ invece giunta l’ennesima “mazzata”, rappresentata dall’epidemia di Covid-19, che da un lato ha chiamato tutto il personale sanitario a profondere il massimo sforzo, mettendo a repentaglio la loro stessa vita ma dall’altro lato ha sostanzialmente paralizzato tutte le altre attività sanitarie non connesse all’epidemia, con ciò dando il definitivo colpo di grazia alle finanze dell’Ospedale.

A settembre del 2021 le Figlie di San Paolo hanno trovato un nuovo acquirente per l’Ospedale, un importante gruppo privato, la Lifenet Healthcare, che fa parte della “galassia” Exor della famiglia Agnelli, che si è presentato al personale dipendente dicendo di avere l’intenzione di fare importanti investimenti e rimettere in ordine le finanze dell’Ospedale con l’obiettivo di rilanciarlo e renderlo migliore di quanto non fosse mai stato.

Stante la solidità della nuova proprietà e considerato quanto aveva affermato, sembrava proprio che fosse finalmente giunto il momento in cui l’Ospedale potesse risollevarsi e che il personale potesse ricevere il tanto agognato rinnovo contrattuale.

Nel frattempo, il mondo intorno all’Ospedale di Albano è andato avanti, è stato infatti rinnovato il Contratto Collettivo dei Medici degli Ospedali Pubblici ed è anche stata sottoscritta l’ipotesi di rinnovo del Contratto ARIS-ANMIRS, ossia quello applicato ai Medici dell’Ospedale di Albano e tutti gli Ospedali aderenti a tale contratto, da tempo, hanno già adottato, in tutto o in parte, il rinnovo contrattuale. Tutti tranne uno: l’Ospedale Regina Apostolorum di Albano.

Per questo motivo, esattamente un anno fa, i rappresentanti dell’ANMIRS hanno incontrato i nuovi amministratori dell’Ospedale richiedendo che anche ad Albano fosse applicato il rinnovo contrattuale. All’epoca la proprietà rispose che sarebbe stata disponibile ad accordare un piccolo acconto sul rinnovato contratto a condizione che, da lì alla fine dell’anno, fossero raggiunti certi determinati obiettivi di produzione.

Nei mesi successivi tutti i Medici hanno quindi lavorato indefessamente e costantemente, ben oltre l’orario di lavoro contrattuale, con la finalità di raggiungere l’obiettivo prefissato ed ottenere il tanto agognato “acconto”, il cui valore morale supera di gran lungo quello materiale.

A gennaio 2023 l’Amministrazione ha comunicato ai rappresentanti del Sindacato ANMIRS che l’obbiettivo non era stato centrato ma che poiché ci si era andati molto vicini, consapevoli e riconoscenti dell’impegno estremo profuso dai Medici nei mesi precedenti, l’acconto promesso e pattuito sarebbe stato erogato comunque da quel mese in poi.

E’ passato gennaio ma nulla è stato pagato come acconto, è passato febbraio e nulla è stato pagato come acconto e, durante questo periodo, l’amministrazione ha continuato a dare ampie rassicurazioni circa l’imminente pagamento dell’acconto. A marzo, come un fulmine a ciel sereno, l’Amministrazione ha fatto dietrofront e, rimangiandosi tutto quello che era stato promesso a gennaio, ha detto che l’acconto non sarebbe più stato pagato.

I Medici, amareggiati ed avviliti da tale inqualificabile comportamento dell’Amministrazione, ad aprile 2023, hanno minacciato di dar corso a varie forme di protesta e da lì sono scaturiti alcuni incontri tra i rappresentanti sindacali dell’ANMIRS e l’Amministrazione, incontri che sono tutti naufragati nel nulla in quanto la proprietà si è sempre arroccata su una posizione di chiusura totale sugli acconti ma, al contempo, ha continuato a richiedere ai Medici di profondere il massimo impegno lavorativo affinché la produzione continuasse ad aumentare.

A maggio 2023, esauriti da tale stato di cose, i Medici dell’Ospedale di Albano hanno dichiarato lo stato di agitazione ed a giugno hanno richiesto alla Prefettura di avviare la procedura di raffreddamento con la finalità di proclamare poi una o più giornate di sciopero.

L’incontro in Prefettura del 22 giugno, ancora una volta, è stato totalmente inutile in quanto l’Amministrazione dell’Ospedale non ha offerto alcun tipo di apertura e si è concluso con un verbale totalmente negativo. Allorquando stava per essere proclamato lo sciopero, è giunta poi da parte dell’Amministrazione dell’Ospedale la convocazione dei rappresentati dell’ANMIRS per il giorno 20 luglio.

A quel punto per i Medici si è riaccesa la fiammella della speranza di vedersi riconosciuto (e pagato) quanto promesso ormai sette mesi prima. Ancora una volta, tutte le speranze dei Medici sono naufragate miseramente. L’incontro ha avuto il medesimo andamento di quelli precedenti: l’Amministrazione non ha offerto alcun tipo di apertura ed al contempo ha continuato a ribadire che i Medici comunque dovevano continuare a produrre sempre di più.

Il tutto in perfetto “stile” tipico della Sanità Privata “profit” delle regioni del Nord: strizzare i dipendenti all’inverosimile con il fine di massimizzare il profitto!

Il Segretario Nazionale dell’ANMIRS, Dott. Donato Menichella, al termine dell’incontro, ha dichiarato: “è inaccettabile che questi ‘signori’ si presentino in un Ospedale storico della Sanità del Lazio pretendendo con arroganza e protervia di imporre un ‘modello di business’, tipico dell’area lombardo-piemontese, improntato al profitto a tutto danno del personale dipendente e che, come al solito, a pagare il prezzo più alto siano sempre i Medici”; il Dott. Menichella ha poi anche aggiunto che “è ancor più inaccettabile che i Medici dell’Ospedale di Albano, che da dieci anni sputano il sangue ogni giorno per tenere in piedi una nave che fa acqua da tutte le parti, nel panorama degli Ospedali facenti parte del Sistema Sanitario Nazionale (Pubblici e Classificati), siano gli unici in Italia a non aver ancora avuto il benché minimo miglioramento economico-contrattuale”.

Il Segretario Nazionale Menichella ha poi concluso la sua dichiarazione chiarendo che “non sarà più tollerato alcun ulteriore ritardo nell’applicazione del nuovo contratto collettivo e quindi, sino a quando ciò non sarà avvenuto, i Medici dell’Ospedale di Albano daranno seguito ad ogni forma consentita di protesta, con una progressione geometrica dell’intensità. Il tempo delle parole è finito, adesso i Medici mostreranno all’Amministrazione, cinica ed utilitaristica, di che pasta sono fatti, non sono certo ‘figli di un Dio minore’”.

Nella mattinata del 21 luglio, sui muri dell’Ospedale sono comparsi gli striscioni e le bandiere dell’ANMIRS con il chiaro segnale che le parole del Segretario Nazionale non rimarranno fini a se stesse.

Siamo certi che, a breve, i Medici dell’Ospedale, in assenza di una inversione di rotta da parte dell’Amministrazione, faranno ancora parlare di loro in conseguenza delle prossime iniziative pubbliche di protesta che porranno in essere perché, all’evidenza, non hanno la minima intenzione di mollare”.

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