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Albano – “Il Villaggio palafitticolo delle Macine”, libro di Gianni Dolfi sulla straordinaria scoperta archeologica mai valorizzata

castel Gandolfo il villaggio delle macine

Sala del Museo Diocesano nel Palazzo Vescovile di Albano: affreschi e atmosfere ricche di storia, paesaggi risalenti a un passato riferito ai secoli scorsi, testimonianze di un territorio ora completamente trasformato.

Quale luogo migliore per tuffarsi in un passato ancora più remoto, fermandosi ad ascoltare e conoscere la vita e le caratteristiche di un antico villaggio palafitticolo risalente all’età del bronzo? Un villaggio che sorgeva nelle acque del nostro Lago Albano di Castel Gandolfo

Un villaggio abitato da antichi progenitori che s’ingegnavano a vivere addirittura impiantando, pare, un’attività legata alla metallurgia. Silenziosa e attenta la partecipazione del numeroso pubblico intervenuto il 2 febbraio alla presentazione del libro: Il Villaggio delle Macine di Gianni Dolfi.

libro Gianni Dolfi il villaggio delle macine

Introdotto dal Dott. Roberto Libera, direttore del Museo Diocesano e il Dott. Alessandro Bedetti, direttore del Museo Civico di Marino, l’autore con una grande semplicità e con l’ausilio di straordinarie immagini inedite, ha ripercorso con i presenti la storia di questa straordinaria scoperta che ha portato alla luce, con altri reperti, grandi quantità di macine di pietra.

La loro usura ha portato gli esperti ad avvalorare l’ipotesi di un loro uso legato alla lavorazione dei metalli. Tutto parte da una scoperta casuale nel 1984 con il rinvenimento di un’ascia da parte di Angelo Capri: ed ecco un gruppo di amici legati dalla passione per l’archeologia subacquea si mettono all’opera, recuperando resti in pietra, frammenti di vasi, attrezzi in metallo e in legno, in un fondale ricoperto da vegetazione acquatica e limo, sotto il quale scorgono, nonostante le non facili condizioni di visibilita, resto di pali di legno piantati nel fondo.

Da allora, dopo aver portato nel Museo di Albano quanto ritrovato, coinvolgendo le Istituzioni e gli Enti preposti legati all’Ambiente e all’Archeologia, il Gruppo Latino di Ricerca Subacquea – cofondato con i suoi amici subacquei e archeologi appassionati del territorio e presieduto dallo stesso Gianni Dolfi fino al 1996 – ha dato inizio a un’avventura che ha portato a scoprire quell’antico Villaggio palafitticolo delle Macine: immersioni, reperti fotografati, catalogati, registrati e depositati nel Museo albanense.

Tra il 2001 e il 2003 l’abbassamento del livello del lago ha fatto riemergere questo villaggio risalente all’età del Bronzo Medio iniziale (2140-1490 a. C.) e quanto fino ad allora protetto dalle acque, non è stato adeguatamente tutelato: le immagini che si susseguono durante la presentazione e documentate in modo chiaro nel libro, indicano il lungo percorso di esplorazione, ritrovamenti, studi che i subacquei hanno fatto, permettendo con ben dieci campagne di indagini sott’acqua di formulare ipotesi sulla vita del villaggio stesso, le attività lavorative, la quotidianità, le modalità di sfruttamento delle risorse naturali dell’ambiente, gli animali che vivevano a contatto con questi antichi progenitori dell’età del bronzo.

La storia del villaggio s’interrompe intorno al X secolo a.C.; tutte da suffragare le ipotesi, dall’incendio, alla presenza di fenomeni legati al territorio di origine vulcanica, al fiorire di nuclei urbani più evoluti.

Molto andrebbe approfondito e studiato, ma… grave la noncuranza e trascuratezza di chi avrebbe dovuto sorvegliare, lavorare affinché questa scoperta eccezionale avesse potuto essere ricchezza storica e turistica del territorio: molti gli “appassionati” che hanno ricercato souvenir, dice elegantemente l’autore: tutto ciò ha portato a cancellare e distruggere quel che il fango, l’acqua, la vegetazione avevano conservato nei secoli e nei millenni.

Gianni Dolfi è instancabile, non si arrende: oltre a scrivere e informare, spesso nelle scuole spiega e illustra agli studenti questa importante scoperta… anche i miei bambini, quando ancora lavoravo nella scuola, hanno avuto la fortuna di averlo in classe: disponibile, generoso, attento e coinvolgente. Altre realtà scolastiche hanno realizzato con l’ausilio delle sue competenze progetti e studi sulla storia del territorio, acquisendo la consapevolezza dell’importanza della storia, del rispetto di reperti e ambiente, delle arti magiche che smuovono le montagne: la curiosità e il volontariato.

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