Velletri, celebrati i funerali di Don Gino. L'omelia del Vescovo Russo: "Un uomo dalla fede grande, intessuto di Dio"

In mattinata si sono celebrati a Velletri i funerali di Mons. Gino Orlandi, per tutti Don Gino, venuto a mancare alla vigilia di Natale all’età di 84 anni. Gremita di fedeli la Cattedrale di San Clemente, in una funzione religiosa che ha visto tutto il clero diocesano riunirsi sul sagrato, al fianco del Vescovo Stefano Russo e del Vescovo Emerito Vincenzo Apicella.

Dopo tanti Natali, celebrati nella “sua” Parrocchia di Santa Maria in Trivio, Mons. Gino Orlandi canonico del Capitolo della Basilica di San Clemente, è stato infatti chiamato dal Signore a celebrare il Natale in cielo. Don Gino era stato accolto insieme a Don Paolo Picca, nel seminario minore di Velletri, dall’allora prefetto e giovane sacerdote Mons. Angelo Lopes. Compiuti gli studi venne ordinato sacerdote il 29 Giugno 1963 nella Cattedrale di San Clemente, insieme al coetaneo Don Paolo Picca dal Vescovo Ausiliare Mons. Primo
Gasbarri perché il Cardinale Vescovo Clemente Micara, non più in ottime condizioni di salute faticava a venire a Velletri.

Anche il Vescovo Stefano Russo, nell’omelia, ha ricordato le principali tappe del ministero di Don Gino, “ordinato sacerdote nel 1963. Il suo primo incarico fu quello di vicario parrocchiale a Santa Maria Goretti (Latina)”. E’ stato anche parroco della Madonna del Rosario, a Velletri, a cavallo tra la fine degli anni ’60 e metà degli anni ’70, fino a quando, nel 1976, divenne parroco della chiesa di Santa Maria del Trivio. Al suo attivo anche ruoli importanti nella Curia, lui che ha seguito anche le vicende della casa di riposo Berardi come amministratore.

Don Gino è stato Vicario episcopale per l’economia succedendo a Mons. Mario Sansoni per nomina del compianto vescovo Andrea Maria Erba che lo introdusse prima come canonico onorario e poi come canonico effettivo nel capitolo della Basilica di San Clemente, in cui recentemente dopo la riforma delle “costituzioni capitolari” aveva assunto l’incarico di economo.

Era succeduto a Mons. Eugenio Gabrielli alla presidenza dell’Opera Pia Berardi, la prestigiosa istituzione che a pochi metri da Porta Napoletana da oltre cento anni assiste gli anziani. Dopo aver lasciato la parrocchia di Santa Maria in Trivio a Mons. Roberto Mariani, aveva continuato a svolgere il suo ministero collaborando con il nuovo Parroco per il bene della comunità e di quelle delle altre parrocchie entrate a far parte dell’unità pastorale.

Significative le parole del Vescovo Stefano Russo durante l’apprezzata omelia: “Ho conosciuto Don Gino nella fase finale della sua vita. Non era tanto loquace e non sprecava parole ma ha lasciato tanti segni nella sua vita e lo si nota nella considerazione delle persone che lo hanno incontrato e la grande stima e rispetto di tutti nei suoi confronti, dal Vescovo Apicella ai sacerdoti, passando per tanti laici. Don Gino è stato un uomo dalla fede grande, intessuto di Dio.

Ci ha lasciati e ci saluta qui sulla terra in un tempo bello e prezioso per noi, come quello del Natale, e celebriamo le sue esequie nella Festa di Santo Stefano, primo martire. Se il martire è un testimone anche Don Gino ci lascia la testimonianza che la vita del cristiano ha senso solo nel servizio per gli altri. Nella sua perseveranza Don Gino – ha aggiunto il Vescovo della Diocesi di Velletri-Segni -, ha saputo essere testimone del servizio, non solo astratto ma concreto, come ogni persona che è di Cristo. È stato anche un grande formatore, anche di tanti laici. Negli anni in cui è stato parroco i vescovi spesso gli mandavano giovani sacerdoti, perché sapeva essere una guida preziosa”.

Nel corso della sua omelia il Vescovo ha poi letto la testimonianza dell’Arcivescovo Gianni Checchinato, che ha ricordato Don Gino per la sua “capacità di vivere il suo servizio con l’atteggiamento del buon padre di famiglia“, come “un formatore appassionato” e, infine, come “un dono in nome di Dio“.

Il feretro di Don Gino, che per tutta la celebrazione è stato “scortato” dagli scout, dopo la benedizione finale ha sostato dinanzi alla cappella della Madonna delle Grazie, della quale lui, cittadino veliterno, era profondamente devoto, prima di uscire dalla Basilica per essere avviato alla sepoltura.