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“E se tira Sinisa è gol”: cori, pianti e commozione a Roma per i funerali di Mihajlovic

Sotto un sole tiepido che ha trovato spazio in un cielo deserto di nuvole, una folla gonfia di lacrime e affetto ha dato l’ultimo saluto ad un campione di coraggio, Sinisa Mihajlovic il tecnico serbo scomparso venerdì scorso dopo una lunga malattia, i cui funerali si sono celebrati presso la chiesa degli Angeli e dei Martiri, in Piazza della Repubblica, a Roma.

Gia un’ora prima delle esequie una folla di circa 3.000 persone si era raccolta davanti alla basilica accogliendo l’arrivo del feretro con un lungo applauso tra cartelli (“Sinisa, uno di noi”) e striscioni (“Sinisa non sarai dimenticato, onore a chi gli amici non ha mai rinnegato”) e sguardi persi nel vuoto. Tra i tifosi presenti tantissimi laziali ma anche bolognesi, sampdoriani, interisti, milanisti, anche simpatizzanti della Stella Rossa di Belgrado.

Nel sagrato presenti il ministro dello Sport, Andrea Abodi, e quello dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, il presidente della Figc, Gabriele Gravina, il ct Roberto Mancini, Gigio Donnarumma, Francesco Totti e Daniele De Rossi (i due ex giallorossi hanno preferito rimanere fuori dalla zona riservata ad autorità e familiari), Vincenzo Montella, Massimo Ferrero, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il presidente del Torino Urbano Cairo e il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

A celebrare l’omelia, cui ha preso parte anche una rappresentanza della chiesa ortodossa, il cardinale e presidente della Cei, Matteo Maria Zuppi.

“Le fragilità non sono ostacoli ma opportunità. Sinisa non scappava, la malattia l’ha affrontata con coraggio e credo che ha dato tanto coraggio parlandone, piangendo davanti agli altri, condividendo il passaggio verso la fragilità. Il guerriero ha vinto con la dolcezza della fragilità. La fragilità è una porta, non un muro. Voglio dire a tutte le persone di non abbattersi. Grazie Sinisa. Il fischio finale per ogni credente è che con la morte di apre il secondo tempo della vita, spero tu stia bene. Oggi Sinisa è libero con te”, sono le toccanti parole di Zuppi che ha ricordato il viaggio nel 2008 di Mihajlovic a Medjogorie.

“E’ rimasto lo stesso: ruvido, schietto, generoso. E allo stesso tempo dolce e tenero. La sua autenticità spesso lo ha portato al limite. A Medjugorje disse: ‘ho cominciato a piangere, come un bambino, non riuscivo a trattenermi e mi sono sentito più forte e più uomo quel giorno che in tutta la mia vita. Su quella panchina mi sono ripulito, ho iniziato a pregare e da lì l’ho fatto sempre. Non per dire voglio, ma grazie. Mi sono sentito appagato e puro, come un bambino appena nato'”. Pieno di commozione anche il pensiero di Vincenzo Cantatore, ex pugile che è stato anni fa nello staff tecnico del Bologna: “Sinisa è stato semplicemente un guerriero”.

Un lungo applauso e una serie di cori hanno accompagnato il feretro mentre l’auto si allontanava dalla basilica, diretta al cimitero del Verano insieme ai familiari. “Una vita insieme e una amicizia profonda, un grande dispiacere”, sono state le parole gonfie di lacrime del ct dell’Italia Roberto Mancini, che ha portato sulle spalle il feretro del campione serbo.

“Sinisa è stato un grande uomo prima di tutto. Ha dato tantissimo al calcio, non solo italiano ma anche a quello mondiale. Lo ricordo con grande rispetto come un grande giocatore e un grande uomo”, ha aggiunto Igli Tare, ds della Lazio. I tifosi di Lazio, Bologna e Torino hanno acceso alcuni fumogeni, intonando lo storico coro ‘E se tira Sinisa è gol’. Un saluto per ricordare la forza dentro e fuori dal campo di un campione che ha gonfiato i cuori di una tifoseria trasversale.

(fonte: LaPresse)