Cronaca

Da Albano la rabbia di Massimo Laoreti per la morte dell’ex moglie Elisabetta Silenzi: “Nessuna pietà per quel pazzo”

Un dolore troppo grande da poter immaginare, tantomeno da poter descrivere, quello che ha dilaniato Martina e Giorgia, le figlie di Elisabetta Silenzi, la 55enne di Albano, uccisa a sangue fredda domenica mattina dall’omicida Claudio Campiti, il folle killer di 58 anni, che ha compiuto una strage nella riunione di condominio a Fidene.

Rabbia, mestizia, dolore anche nelle parole di Massimo Laoreti, l’ex marito della donna, sgomento dinanzi alla fine della sua sposa, dalla cui unione sono nate le due giovani, oggi di 23 e 21 anni, che saranno costrette a crescere senza la loro mamma.

Provo una rabbia sconfinata, dirompente nel mio petto”, racconta l’uomo, già consigliere comunale ad Albano, ed oggi autista in Regione Lazio.

Parla con fatica, tanta è l’indignazione che lo ha pervaso per l’ingiusta fine patita da Elisabetta, dalla mamma delle sue adorate figlie.

“Non può esserci pietà per quel pazzo! Ha distrutto tre famiglie e per questo devono metterlo in galera e buttare la chiave. Elisabetta era una mamma meravigliosa e non ci si può dar pace per quanto accaduto”.

Elisabetta, che era segretaria contabile presso il Consorzio Valle Verde di Rocca Sinibalda, in provincia di Rieti, è stata uccisa insieme alla 71enne Sabina Sperandio e alla 50enne Nicoletta Golisano, che come lei facevano parte del Consorzio, del quale era presidente Bruna Marelli, la zia 80enne di Elisabetta, rimasta ferita nella sparatoria e ricoverata presso il Policlinico Umberto Primo.

Elisabetta Silenzi viveva lungo via Appia Antica, ad Ariccia, non distante dai confini con Albano, la sua città. Domenica mattina si era recata a Roma per delle notifiche condominiali e per verbalizzare l’assemblea del Consorzio, nel quale lavorava da circa 20 anni.

L’assassino, così come emerso dalle indagini, non era nuovo a minacce, eppure la donna non si era mai lamentata coi familiari, rassicurandoli: “Non portava il lavoro a casa, per non essere da peso e non preoccupare le nostre figlie. Potevamo pensare a qualche problema, come tanti nei condomini, ma nulla che facesse presagire qualcosa di così drammatico”.

Difficile immaginare che il destino potesse presentarle così giovane un epilogo così tragico, lei che da quanto emerge avrebbe perso la vita frapponendosi tra il killer e le altre vittime, provando a salvarle. Ora Ariccia e Albano aspettano l’ora dei funerali, per stringersi attorno ai suoi cari e renderle l’estremo saluto.

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