Cultura

CN Libri – Ariccia, Ettore Sandretto ha pubblicato il libro “Poesie all’incirca più o meno quasi”

Ettore Sandretto Poesie all'incirca più o meno quasi

Ettore Sandretto, autore residente ad Ariccia, ma di origini torinesi, ha pubblicato da pochi giorni il suo primo libro di poesie, dal titolo “Poesie all’incirca più o meno quasi“, edito da BookSprint Edizioni e acquistabile sia in formato cartaceo che in versione digitale.

In “Poesie all’incirca più o meno quasi”, Ettore Sandretto ha raccolto frammenti di poesie, messe insieme nei momenti di svago delle sue giornate. Poesie che non possono non trovare ispirazione da fatti accadutigli nel corso della sua intera esistenza: Ogni poesia si rivela un vero e proprio “scrigno”, talvolta di una sola riga, ma che suscita non poche emozioni, che toccano il cuore e l’animo.

L’autore, laureato in informatica, dopo il conseguimento del titolo accademico ha maturato una ricca esperienza presso diverse aziende italiane e multinazionali. L’intensa attività professionale ha lasciato sempre poco tempo all’approfondimento di vari temi umanistici, per l’autore e non solo. Annotare qualche frase nei ridotti spiragli di tempo della sua frenetica vita quotidiana è stata l’unica via possibile per fissare momenti di vita sottrattigli dal mondo dell’Information Technology.

Come dichiarato in un’intervista pubblicata sul blog di BookSprint edizioni, “Scrivere è sempre un bel momento, molto terapeutico, anche se non ho la penna facile e il tempo dedicato a quest’attività è stato finora poco. Le emozioni che provo sono varie: gioia, tristezza, rabbia, stupore, preoccupazione, affetto… L’elenco sarebbe lungo, ma lo stato d’animo predominante è racchiuso in una grande serenità che non so spiegare, quasi un senso di liberazione. A volte i miei pensieri manifestano la cima della punta di un iceberg che, per gran parte, rimane sommerso, non detto, ma che mi è presente mentre scrivo, almeno a livello di intuizione. Scrivere è anche un appunto momentaneo, una provocazione affinché, in un secondo tempo, si approfondiscano realtà complesse, non riconducibili a una poesia, cosicché il sommerso si riduca almeno di un poco”.

“Poesie all’incirca più o meno quasi”: il senso dell’opera

“Ogni poesia – sottolinea Ettore Sandretto – è frutto di un momento di vita, con le sue infinite tonalità di gioia o di dolore. Ho cercato, prima di tutto, di vivere pienamente, lo scrivere è solo una conseguenza, una traccia affinché non vada tutto perso: è il tentativo di trattenere un profumo o uno sguardo sulla realtà quotidiana, una particolare prospettiva, un’impronta dopo un incontro che sorprende. Scrivere questo libro non ha significato evadere dalla ciclicità della quotidianità, ma vederla da una prospettiva diversa, cambiare di stanza, respirare a pieni polmoni, tenere traccia con stupore di uno sguardo inatteso di un attimo, lasciarci interrogare e iniziare a cercare, prendere coscienza dell’ambiente culturale e sociale in cui siamo immersi, provare a cambiare le priorità, dire che la vita è meravigliosamente ricca e articolata e guai ad appiattirla, anche nei momenti difficili.

“Poesie all’incirca più o meno quasi”: significato del titolo e genesi dell’opera

“Visto anche il mio background professionale – spiega l’autore -, il titolo ‘Poesie all’incirca più o meno quasi’ è un invito ad abbandonare la precisione e il calcolo, perché la poesia è anche un ‘all’incirca più o meno quasi’ a disposizione dei non addetti ai lavori, con tutti i rischi che questo comporta. Alcuni amici, a cui a volte regalavo delle poesie, mi hanno suggerito di non disperdere tutto, ma di realizzare prima o poi un libro. Gli aneddoti si potrebbero ricondurre ai momenti in cui negli anni ho scritto: sulla metro o in treno, nella sala d’aspetto di uno studio medico, tra una riunione e l’altra di lavoro o nella pausa per il tradizionale caffè, nell’attesa che il gommista sostituisca i pneumatici… Una volta salii sull’auto parcheggiata, non misi immediatamente in moto e iniziai a scrivere. Poco dopo un signore, molto gentilmente, bussò al vetro e mi chiese: ‘Mi scusi, ne ha ancora per molto?’. Mi resi conto che una fila di auto era in attesa. Nella mia vita da pendolare, a volte, ho dovuto attendere un treno in ritardo, ghiotta occasione per iniziare a scrivere, ma il treno è passato e ho dovuto prendere quello dopo. Un’altra volta, invece, scesi alla stazione successiva e tornai indietro. Mi attrezzai mettendo degli allarmi sullo smartphone. Nei primi mesi del Covid scrissi durante le lunghe code all’ingresso dei supermercati e una volta mi sentii dire: ‘Scusi potrebbe andare avanti?’. La pressione di qualcosa che urge è difficile da sopportare, ovunque ti trovi”.

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