Cronaca

Velletri – Processo Lavinia Montebove: ha parlato la maestra, titolare del Nido in cui la piccola fu investita

Udienza chiave, oggi pomeriggio, presso il Tribunale di Velletri, nel Processo per l’investimento della piccola Lavinia Montebove. E’ infatti intervenuta a testimoniare la titolare del Nido famiglia “La Fattoria di Mamma Cocca”, Francesca Rocca, chiamata a rispondere alle domande del Pubblico Ministero, in qualità di imputata dopo il rinvio a giudizio per il reato di abbandono di minori (che prevede come pena massima la reclusione fino a 5 anni).

La maestra, titolare della struttura posta sotto sequestro dopo i tragici accadimenti della mattina del 7 agosto 2018, ha ripercorso per oltre 2 ore quanto accaduto nell’asilo di via Marco Finlandese (“che ospitava al massimo 8 bambini”).

Erano le 9.45” quando si sono verificati i fatti, ha premesso. “Ero da sola e quella mattina c’erano inizialmente 5 bambini, visto che 2 sono arrivati dopo” (tra i bimbi già presenti anche il fratello maggiore della piccola Lavinia). Gli altri bambini avevano 3, 6 e 9 anni; la più piccola era proprio Lavinia, che all’epoca aveva appena 16 mesi.

Io ero all’interno della struttura, quando si è verificato l’investimento – ha dichiarato Francesca Rocca, che ha poi ricostruito quanto avvenuto prima di quei tragici istanti -. Quel giorno era caldo e loro (i bambini) mi avevano chiesto di andare fuori a giocare, nel parco giochi. Abbiamo giocato una ventina di minuti, ma poi si è fatta ora di fare merenda e abbiamo deciso di rientrare. Nel rientrare avevo preso in braccio Lavinia, ma poi l’ho messa giù per aiutare (…), un bambino cui stavamo togliendo il pannolino da una settimana. Non mi sembrava il caso di fargliela fare davanti a tutti… Ho preso lui e Lavinia per mano e siamo andati dentro, insieme a tutti gli altri bambini, dove ho lasciato Lavinia seduta. Non avevo chiuso il cancelletto né la porta a soffietto, ma l’ho lasciata seduta, sul montante della porta, quasi interno alla struttura. Lavinia non toglieva le scarpine perché stava imparando a camminare, proprio in quei giorni”, ha dichiarato la maestra.

Io ho lasciato (nome di un bimbo) al salone, quando un’altra bimba (…) mi ha detto che si stava facendo la pipì sotto. Dopo un po’ mi giro con lo sguardo e cerco Lavinia e nel frattempo sento urlare. Non vedevo nulla perché dal portone avevo la plastica della porta a soffietto. Appena esco mi rendo conto di cosa è successo – ha aggiunto la maestra tra gli scotimenti di capo dei genitori della piccola – e ho visto Lavinia sdraiata a terra. C’era Chiara (la donna che era alla guida della vettura, ndr) con le mani in testa, che diceva “oddio Chicca”. Non riuscivo a capire. Mi sono avvicinato a Lavinia, chiamandola forte: lei era a pancia sotto, il braccino disteso, ha mosso leggermente il braccino quando l’ho chiamata, mi sono inginocchiata su di lei e urlavo dicendo “non è possibile””. 

“Nessuno dei bambini l’ha chiamata quando hanno visto uscire Lavinia?”, ha chiesto il Pm, rivolgendosi alla donna. “No”, ha risposto la maestra, che ha poi precisato come tutti i bambini fossero più grandi di Lavinia. “Il tempo di girarmi e tutto è successo. Non mi era mai accaduto che un bambino fosse uscito. Alle grida sono stata richiamata e sono uscita”.

“Ero disperata! E’ stato tutto molto veloce, anche i miei pensieri e ricordi. Ho pensato e ripensato in questi anni e i miei pensieri non si collegavano alla velocità di quanto ho potuto fare. Mi son chinata su di lei e la chiamavo ed ho notato che muoveva il braccino. Non aveva pianto, non aveva una lacrima sul viso. Ho pensato che fosse grave! Ho pensato che dovevo mantenermi lucida, anche per il bene degli altri. Ho detto a Lavinia, “non ti lascio, non ti preoccupare, non ti lascio””.

Il racconto di quei drammatici momenti è poi proseguito così: “Non ho visto macchie di sangue, se non quando l’ho girata ed è uscito da dietro la nuca. Lavinia era impolverata, ma non aveva lesioni addosso, se non forse un’escoriazione sulla fronte. Ho detto “dobbiamo sbrigarci”, ho pensato che non sarebbe mai arrivati in tempo. Quando sono andata verso la bambina ho inavvertitamente chiuso il cancelletto pedonale e ho detto a tutti “state seduti”. Ma ho visto in lontananza la macchina della mamma di (…) e le ho chiesto di restare coi bimbi e siamo scappati in Ospedale. Arrivati in Ospedale ho lasciato Lavinia nelle braccia delle infermiere e gli ho detto “vi prego salvatela”.

Sul perché non abbia chiamato i soccorsi la maestra è stata evasiva. In caso di trauma cranico, ha osservato l’avvocato di parte civile, non è infatti consigliato muovere il ferito: “Non era una situazione in cui si poteva ragionare. Ho agito d’istinto, con disperazione”, ha ammesso la maestra, giustificando così la sua condotta, prima di aggiungere di non aver mai  “chiesto cosa fosse successo” alla mamma che guidava la vettura.

“In Ospedale ho chiesto a Chiara se poteva darmi il telefono, dal quale ho chiamato Lara (la mamma di Lavinia, ndr), dicendole che era successo un incidente e di non lasciarmi sola…” (frase, quest’ultima, che ha provocato l’indignazione del papà di Lavinia, che con disappunto è uscito dall’aula stizzito, ndr).

“Visto che poci dopo l’infermiera mi ha detto che stavano per portarla via in eliambulanza ho deciso quindi di richiamare Lara per dirle di non venire più a Velletri. Tornata a scuola – ha aggiunto – ho detto ai bimbi che Lavinia stava bene e li ho messi in cerchio per far fare una preghiera per lei”.

“Io sono sempre stata molto severa con le mie collaboratrici, consapevole che il nostro lavoro presuppone una grande responsabilità. In 33 anni non mi è mai caduto un bambino dallo scivolo, mai”, ha aggiunto la donna, provando a discolparsi dall’accusa di abbandono di minore, che grava sulla sua testa.

Dalle deposizioni di un genitore, nelle precedenti udienze, si è appreso che all’arrivo del papà di uno dei piccoli presenti in struttura ci fosse solo la giovane A.M. con gli altri bambini, una giovane collaboratrice della maestra, che è stata chiamata a testimoniare nelle udienze precedenti. ”Nel punto dove è accaduto l’incidente c’era una scarpetta, una scarpetta piccola rosa che era di Lavinia – testimoniò la giovane collaboratrice -. C’era una macchia di sangue. La Rocca mi disse che andava pulita e poi ha provveduto lei a farlo”, cosa che la maestra ha smentito (“è lei che è andata fuori a pulire…”). La giovane nell’occasione raccontò che collaborava con la struttura della Rocca per tenere i bambini: ”Quel giorno io non lavoravo – ha dichiarato la collaboratrice – ma mi chiamò un genitore per andare dai bambini che erano rimasti soli. C’era anche una bambina più grande e quando sono arrivata c’era molta agitazione tra i bimbi…’.

La maestra Francesca Rocca ha testimoniato che gestiva quel nido dal 2012, da 6 anni. “Non sapevo che ci fosse l’obbligo di Scia per i Nidi Famiglia. La mia struttura era pronta per diventare nido tradizionale, ma una comunicazione ufficiale dell’attività al Comune non l’ho mai fatta, perché non era prevista. Non era certamente una struttura fantasma la nostra – ha aggiunto -, c’era un’insegna e una volta vennero anche gli agenti di Polizia Locale…”.

Alla sua legale, l’avvocata Anna Scifoni, la maestra ha poi ricordato di essere in possesso di un Diploma magistrale, cui ha fatto seguire diversi corsi di aggiornamento.

“Lavinia gattonava e si muoveva molto…Ho immaginato che lei gattonando sia arrivata sin li, l’ho ritrovata che andava verso il parco giochi esterno…”, ha aggiunto raccontando la sua ricostruzione della terribile tragedia che da allora costringe Lavinia a crescere in uno stato vegetativo di minima coscienza, purtroppo irreversibile. Tutto questo, ascoltando la sua deposizione, si sarebbe consumato in pochissimi secondi, secondi in cui la piccolina avrebbe gattonato lungo un percorso neppure tanto breve. Diversa, ovviamente, la ricostruzione dei genitori di Lavinia, per i quali la loro bimba era stata lasciata fuori ed è finita tragicamente per essere investita.

La prossima udienza del processo, nella quale potrebbero essere uditi altri testimoni, è stata fissata al pomeriggio di lunedì 24 ottobre.

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