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VELLETRI – La Torre del Trivio s’illumina di nuova luce: intervista a Federico Ognibene, progettista della nuova illuminazione fotogallery

Iniziati a Velletri i lavori per illuminare la Torre del Trivio. Ne parliamo con Federico Ognibene, amministratore della ILM Lighting

Da qualche giorno i veliterni si interrogano sull’origine della “timida luce” che ha iniziato ad affiorare da alcune finestre della Torre del Trivio, monumento eretto in epoca medioevale, che veglia da secoli sulla città di Velletri. A svelare l’arcano è stato Federico Ognibene, amministratore delegato e capo progettista della ILM Lighting, azienda di illuminazione d’eccellenza conosciuta e apprezzata a livello nazionale e internazionale.

Il post su Facebook in cui Ognibene rivelava che l’antica “sentinella” sarà illuminata in maniera permanente grazie agli apparecchi sviluppati da lui e realizzati all’interno della sua azienda ha ricevuto un riscontro molto positivo da parte cittadinanza. Castelli Notizie, che lo ha incontrato proprio al cospetto della torre, gli ha quindi chiesto di spiegare meglio la natura del progetto.

Le foto della Torre del Trivio, che lei ha pubblicato sui social, hanno avuto molto successo, ne è rimasto sorpreso?

“Sì, mi ha colpito molto questa ondata di affetto e di entusiasmo. In realtà ho scritto il post proprio perché se ne stava iniziando a parlare e volevo evitare che passasse un messaggio sbagliato. Spesso si fanno le cose senza comunicarle e senza spiegare cosa si sta facendo, ma la comunicazione è fondamentale…Spero che una volta finito il nostro lavoro sia apprezzato dai cittadini e sono felice di aver partecipato alla valorizzazione di un monumento così importante per il nostro territorio”.

Può spiegarci meglio l’origine e la natura di questo progetto?

“Questo è un progetto che nasce più di un anno fa per volontà dell’Amministrazione, con la quale avevamo già collaborato in passato, quando abbiamo illuminato la Torre di rosso in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e Porta Napoletana di rosa per il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno.

Il progetto è diretto da me e dall’architetto Giorgio della Longa che gestisce anche i rapporti con la Soprintendenza ai beni culturali, mentre i tecnici del Comune interessati sono l’Arch. Maurizio Sollami e l’Arch. Marcella Parisini. La torre sarà illuminata in due modi: sia internamente che esternamente. Avremo un’illuminazione morbida sulle facciate attraverso degli apparecchi posizionati sulle braccia delle lanterne dell’illuminazione pubblica con delle staffe apposite. Mentre per quanto riguarda la parte interna i vecchi proiettori saranno sostituiti con degli apparecchi lineari posti all’interno delle finestre che illumineranno in radenza i muri delle bifore e la parte della colonna. La parte esterna sarà illuminata con una luce bianca calda mentre per l’interno verrà utilizzata una luce ancora più calda per evitare di appiattire le ombre e la tridimensionalità della struttura. Inoltre, faremo anche un piccolo intervento di illuminazione per valorizzare l’icona mariana che si trova alla base della torre”.

Che tipo di apparecchi saranno utilizzati per illuminare la Torre?

“Tutti gli apparecchi sono apparecchi a led ad alto flusso luminoso progettati da me e realizzati all’interno della mia azienda, la ILM Lighting, che ha sede proprio qui a Velletri. Utilizzeremo apparecchi circolari con ottica ellittica per le facciate esterne e apparecchi lineari con ottica asimmetrica per le bifore. Si tratta di apparecchi di ultima generazione ad alta resa cromatica che garantiranno un enorme risparmio di energia. Infatti, se per illuminare la torre ora sono necessari dal 2500 ai 3000 watt, quando avremo finito l’installazione dei nuovi apparecchi ne basteranno 500″.

Quando pensate di portare a termine i lavori?

“Condizioni meteorologiche permettendo, dovremo finire entro un paio di settimane”.

L’illuminazione sarà attiva solo durante la notte oppure anche durante il giorno?

“Sarà programmata attraverso un interruttore crepuscolare. Questo significa che si accenderà automaticamente al calare della luminosità diurna. Poi l’Amministrazione potrà decidere se lasciarlo acceso tutta la notte oppure spegnerlo ad una certa ora. Tutta l’illuminazione sarà regolabile quindi si potrà alzare o abbassare l’intensità della luce ed eventualmente creare degli scenari, cioè delle sequenze di luce, in occasioni particolari”.

Perché avete scelto di utilizzare una luce bianca?

“Non è prevista un’illuminazione colorata perché si tratta di un’illuminazione monumentale e la luce deve adeguarsi al contesto. Io sono un amante del colore ma il colore serve se devi raccontare qualcosa, se devi lanciare un messaggio, come nel caso della giornata contro la violenza sulle donne in cui abbiamo utilizzato una luce rossa. Ai miei studenti dell’accademia o del master dico spesso che la luce è come una penna mentre la tela è ciò che si vuole illuminare. Io creo gli strumenti per scrivere con la luce e attraverso di essa noi raccontiamo una storia”.

Quindi secondo lei l’illuminazione è una forma di comunicazione?

“Per come la vedo io, sì. Illuminare un monumento significa raccontare la storia di quel monumento, il suo vissuto, attraverso la luce”.

Pensa che l’illuminazione possa essere anche una forma d’arte?

“La luce è sicuramente una forma d’arte. Attenzione però, io non mi reputo un artista ma il progettista che crea gli strumenti attraverso i quali la luce diventa arte. Poi l’illuminazione di un ambiente complesso è sempre un lavoro di squadra che ha bisogno di tante competenze e di una certa sensibilità”.

Oltre a lei e all’architetto della Longa quante altre persone stanno lavorano a questo progetto?

“Noi due ci siamo occupati della progettazione, poi gli apparecchi sono stati realizzati all’interno della mia azienda e dell’installazione si sta occupando una ditta di impianti elettrici con la quale collaboriamo da anni che si chiama Sefir. Ovviamente io dirigo i lavori e siamo coadiuvati anche dallo staff tecnico del Comune”.

Il suo lavoro è apprezzato a livello nazionale e internazionale, e non mancano committenze di alto livello, come mai ha deciso di dedicarsi all’illuminazione della Torre del Trivio di Velletri?

“Per amore della città e per fare qualcosa di bello per la comunità. Grazie anche al contributo di alcune realtà locali che si stanno impegnando per valorizzare il territorio dal punto di vista storico e culturale si sta parlando di Velletri come un museo diffuso, dove ogni zona può raccontare una storia. Io sposo completamente questa causa. A Velletri abbiamo illuminato anche il chiostro di San Clemente e – parzialmente – la parte interna della cattedrale. La mia speranza è che questo progetto possa incentivare il turismo e far riscoprire il bello che c’è in questo territorio anche a coloro che ci abitano. Speriamo che questo progetto possa dare inizio ad un nuovo rinascimento del territorio anche dal punto di vista culturale e turistico perché abbiamo tantissime eccellenze come per esempio l’area della Stimmate o la casa delle Culture e della Musica, una cultura e una storia invidiabile di cui la stessa cittadinanza spesso non è a conoscenza. Speriamo che la torre illuminata, come una nostra sentinella, gridi l’identità di questo territorio”.

A proposito della nostra sentinella, lei ha avuto il privilegio di vedere la Torre dall’interno, come le è sembrata?

“Una vecchia signora trattata bene. La Torre dall’interno è un vero gioiello, in particolare l’ultimo piano dove ci sono le campane d’epoca. Sarebbe bello riuscire a renderla visitabile in futuro, anche in piccoli gruppi. Questa era l’intenzione del consigliere Mauro Leoni e io auspico che si possa fare, ovviamente con un certo standard di sicurezza. Per il momento non si può perché è molto alta e i gradini sono molto stretti, quindi si fa fatica a salire e scendere”.

a cura di Betty Mammucari

 

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