POLITICA

L’INTERVISTA – Dai Castelli Romani a Caracalla: Marco Cacciatore racconta il “Corridoio verde” e l’Unione dei due parchi

di Marco Montini

Ambiente, tutela archeologica, sviluppo turistico e rilancio territoriale. Su queste basi nasce il famoso “Corridoio verde”, voluto dalla Regione Lazio tramite l’unione fisica e logistica del parco dei Castelli Romani e del parco dell’Appia Antica. Un progetto semplice ma rivoluzionario, coltivato nei decenni da grandi urbanisti ed esimi esperti come il grande Cederna. Abbiamo intervistato uno dei promotori di questa idea, oggi concretizzata: Marco Cacciatore, consigliere regionale del Lazio e presidente della commissione consiliare Urbanistica.

Presidente Cacciatore, dall’Appia Antica ai Castelli: la Regione ha approvato in agosto la creazione del cosiddetto “corridoio verde”. Una iniziativa che ti ha visto in prima fila. Quanto è importante questo progetto?

“Si tratta di un tassello storico nel percorso di salvaguardia che questa Legislatura regionale – nessuno lo avrebbe detto all’inizio – porta a termine. Ho la fortuna di trovarmi al momento giusto a concludere percorsi intrapresi da intere comunità decenni or sono. Comunità che, come accaduto per l’ampliamento dell’Appia Antica, si sono opposte alla speculazione e allo sfruttamento del territorio. Oggi concretizziamo ciò che per uomini che hanno fatto la storia per i nostri territori come Cederna – mi trema la voce solo a nominarlo – erano sogni. Questo risultato ci mette al passo coi tempi. Lo stesso Next Generation EU e il PNRR che ne seguirà chiede più aree protette e preservazione: servirà a garantire che la sostenibilità non venga asservita al “green washing”, evitando una mistificazione ad oggi purtroppo molto in voga”.
 
Dicevamo del via libera all’acquisizione di altri 780 ettari per unire i due parchi. Materialmente cosa vuol dire questo per il cittadino e la tutela ambientale?

“Significa la realizzazione di un unico polmone verde da Rocca di Papa a Caracalla, a tutela della preservazione di territori preziosi che fino a qualche anno fa sono stati oggetto di insediamenti insostenibili e insopportabili. Si pensi che il Parco Castelli Romani è in procinto di essere ampliato fino al Pontino. Stiamo parlando di aree di estremo pregio, per un’estensione tra le maggiori in tutto il Paese. In questi luoghi per le future generazioni (salvo stravolgimenti che dovessero contraddire le recenti sentenze della Corte Costituzionale, compresa quella che ha vagliato positivamente la Legge di Ampliamento dell’Appia Antica), saranno impediti insediamenti residenziali che non rispettino e non valorizzino i requisiti naturalistici di questi territori”.
 
Quali saranno i prossimi passi amministrativi per concretizzare l’effettiva realizzazione del corridoio verde?

“È già efficace, a seguito della pubblicazione della Legge Regionale di Collegato, dentro la quale è contenuto il provvedimento. Poi bisognerà far “atterrare” e rendere concreta questa svolta. C’è un passaggio anche culturale da fare: la fruizione dei Parchi non dovrà più sembrare appannaggio di chi pratica attività di svago. Oltre a questi benefici per persone evidentemente lodevoli che sanno apprezzare il giusto scambio tra esseri umani e natura, la prospettiva è quella di far capire che queste iniziative servono a fare economia, investimenti sostenibili a partire dalla mobilità leggera e le ciclo-pedo-vie, che servono ai cittadini a raggiungere i luoghi di lavoro quotidianamente, in meno tempo, ricorrendo meno al trasporto su gomma e agli idrocarburi, conducendo uno stile di vita meno esasperato dal traffico delle arterie stradali di maggior collegamento”.
 
A suo giudizio l’unione del Parco dei Castelli e del Parco dell’Appia antica, sul lungo periodo, richiederà anche un unico grande ente con un unico presidente?

“Queste sono scelte gestionali che sfuggono alle competenze politiche. In generale preferisco sempre avvicinare i livelli decisionali alle comunità cui dare risposta e pertanto spererei che restassero i due Enti, ognuno con le proprie competenze territoriali e le sue specificità. Naturalmente lavorando in maniera coordinata. Quel che urge invece è che tutti i Parchi, a partire da quello Castelli Romani, vengano messi nelle condizioni di poter attrarre le risorse del PNRR e fare da volano economico e importante soggetto di Inter-territorialità e coordinamento di area vasta tra diversi Comuni che ne fanno parte. I finanziamenti europei da sempre guardano a questi requisiti nel premiare progetti e prospettive di sviluppo collettivo. Il Parco Castelli deve essere dotato di un cda, di un regolamento, di pianificazione sia territoriale che economica, canalizzando le risorse che arriveranno in direzione delle reali esigenze di preservazione e uso collettivo che manifestano le Comunità”.