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(VIDEO) Fame e povertà, boom di richieste alle Caritas dei Castelli Romani: l’emporio della solidarietà di Frascati

Spesa all'emporio

Tra i retaggi del Covid-19, il formarsi di una nuova categoria di poveri porta ad un picco delle richieste di viveri. Per questo con la nostra Veronica Falcone, come “Castelli Notizie” siamo andati a conoscere la situazione direttamente all’interno delle Caritas Diocesane dei Castelli Romani.


Quando si parla di cibo, non ci si può esimere dal parlare anche di fame, collocandosi in quella che è la sempiterna antitesi tra fame ed abbondanza. Il cibo, assume nel corso dei secoli e nella società attuale diverse significazioni. Non sempre è sinonimo di convivialità, bellezza, condivisione. Il suo volto bieco, non esita a mostrarsi, in veste di denutrizione, povertà, bisogno, anche in quella che è oggi nota come società dell’opulenza.

Da sempre il cibo si mostra come evidenza della subalternità sociale. La differenza del cibo consumato è infatti anche espressione delle differenze fra uomini. Il cibo da sempre ricopre il ruolo di giudice dello status sociale degli individui. Ma com’è la situazione oggi? Che volto ha la fame agli albori del 2021?

La Coldiretti – basandosi su una stima dell’ultimo rapporto sugli aiuti alimentari, distribuiti con il fondo di aiuto agli indigenti (Fead) relativo al periodo 1994-2020 – ha recentemente annunciato che il nuovo anno è iniziato con 4 milioni di italiani senza cibo.

Il ricorso alle mense dei poveri e ai pacchi alimentari, anche per le limitazione rese necessarie dalla pandemia, si prefigurano come consuetudine, sancendo una nuova categoria di poveri: coloro che hanno perso il lavoro,  le persone impiegate nel sommerso che non godono di particolari sussidi o aiuti pubblici e non hanno risparmi accantonati, come pure molti lavoratori a tempo determinato o con attività saltuarie che sono state fermate dalla limitazioni rese necessarie dalla diffusione dei contagi per Covid. Persone e famiglie che mai prima d’ora – secondo quanto riportato dalla Coldiretti – avevano sperimentato condizioni di vita così problematiche.

Tuttavia, è importante evidenziare come tutto questo ha dato vita a dei ferventi movimenti di impegno sociale, non solo da parte delle 10.194 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione) promosse da 197 enti caritativi, ma anche da singoli, famiglie, aziende pubbliche e private ed associazioni non ufficialmente dedicate alla solidarietà. 

“Nessuno si salva da solo”, dunque. Questa affermazione, una verità inopinabile, è stata scelta dalla Caritas diocesana come tema della quarta edizione del Rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista”.

Il Rapporto mostra un picco degli aumenti delle richieste di aiuto, risultato di una società fragile e diseguale, come era Roma già prima della pandemia. I dati riportati nel rapporto rivelano che nel 48,7% dei casi le nuove persone (7.476) che si sono rivolte ai centri parrocchiali sono italiani, seguiti da filippini (16,3%), peruviani (4,9%), romeni (4,7%) e altre 97 nazionalità. Nel 64,4% dei casi, il rappresentante della famiglia che ha varcato per la prima volta la soglia del centro di ascolto è una donna.

La suddivisione per classi di età ci dice che il 54% dei nuovi iscritti sono al di sotto dei 45 anni (4,1% al di sotto dei 25 anni), mentre gli ultrasessantacinquenni sono il 14,7%. Sempre tra i nuovi iscritti, quattro su cinque sono stati registrati nei mesi di aprile (33,2%), maggio (32,6%) e giugno (20,2%); mentre negli altri mesi fino a settembre si è avuta una dinamica di nuove presenze simile a quella del 2019.

Noi di Castelli Notizie, svolgendo un’indagine tra le diocesi presenti sul territorio dei Castelli Romani, abbiamo raccolto le testimonianze dei responsabili che prontamente ci hanno delineato un quadro della situazione, per profilare la questione a livello territoriale (vi invitiamo a seguire i nostri prossimi articoli, dove evidenzieremo quanto ci hanno raccontato). 

Spesa all'emporio

Il nostro giornale ha poi effettuato un sopralluogo presso l’emporio della solidarietà di Frascati, per raccontare questa realtà. Come in un vero e proprio supermercato, qui le persone possono recarsi per fare la spesa. Sarà necessario recarsi prima al centro d’ascolto della diocesi per effettuare la richiesta.

Una volta accolta la richiesta, la diocesi assegnerà 50 punti ad ogni membro della famiglia. Infatti, all’interno dell’emporio, completamente gestito da volontari e finanziato con le donazioni devolute all’8 x 1000 e da privati benefattori, la valuta sarà espressa in “punti”, non in euro.

spesa all'emporio della solidarietà (1)

È possibile, per esempio, acquistare un pacco di pasta da 1kg a 2 punti. Ma la cosa fondamentale, è la differenziazione dell’offerta alimentare. Non solo scatolame, ma beni di ogni genere, dalla carne – che un macellaio fornisce fresca a giorni alterni – al pesce, dalle verdure al formaggio. I 50 punti che vengono assegnati ad ogni persona assicurano la spesa per metà mese, e – come ci è stato confermato da una signora incontrata all’emporio mentre faceva spesa – sicuramente tamponano le esigenze. La signora, che ha preferito mantenere l’anonimato, ha inoltre dichiarato: “Mi trovo qui perché ovviamente la mia famiglia è in grande difficoltà. Il nucleo familiare è composto da un bambino e 4 adulti, 3 dei quali lavoravano nella ristorazione…Non abbiamo percepito nessun tipo di aiuto oltre a questo, concreto, della Caritas diocesana. Anche dal Comune siamo ancora in attesa di risposta”, ha testimoniato la donna a “Castelli Notizie”. 

VERONICA FALCONE


In questi giorni “Castelli Notizie” ha intervistato il Direttore della Caritas diocesi di Albano, Reverendo Don Gabriele D’Annibale, la vicedirettrice della Caritas diocesi di Velletri, Emanuela Nanni e il Direttore della Caritas diocesi di Frascati, Luigi Raparelli.

Vi invitiamo a seguirci per leggere le loro testimonianze, che verranno pubblicate in appositi articoli.

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