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ROCCA DI PAPA – 1 anno fa moriva il Sindaco Crestini. Si tragga insegnamento dal suo amore per la città

Dopo un’agonia durata 10 giorni, in un’altalena tra lo sconforto per la gravità della situazione e l’illusione che il peggio fosse passato, nella serata del 20 giugno 2019, il Sindaco di Rocca di Papa, Emanuele Crestini, esalava l’ultimo respiro, che poneva fine alle sue sofferenze terrene.

Vano ogni tentativo dell’equipe medica del Reparto Grandi Ustioni dell’Ospedale Sant’Eugenio di Roma di strapparlo alla morte, che arrivò 4 giorni prima del suo 47° compleanno.

La notizia del suo decesso ebbe un vasto eco nell’opinione pubblica, con l’intera nazione che definì eroico il suo attaccamento alla causa, vistò che risultò tra gli ultimissimi, se non l’ultimo, ad uscire dallo sventrato palazzo comunale. Secondi che gli sono risultati fatali (come peraltro al suo delegato Vincenzo Eleuteri), compromettendo irrimediabilmente la funzione polmonare.

Il Primo cittadino aveva riportato ustioni sul 35% del corpo, in particolare al volto e alle mani, ma fatali furono le complicazioni respiratorie riportate durante l’incendio che seguì la terribile deflagrazione, causata da una dispersione di gas proveniente da una tubatura danneggiata.

Ad un anno di distanza Rocca di Papa si trova ancora a leccarsi le ferite per una tragedia che ha segnato la comunità, che attende peraltro di conoscere l’esito del processo, che dovrà far luce su eventuali responsabilità. E mentre il palazzo comunale, squarciato dall’esplosione, è rimasto interdetto, i cittadini si avviano a scegliere chi sarà il Primo cittadino che raccoglierà il testimone lasciato dal compianto Sindaco Crestini, che era stato eletto nella primavera del 2016.

In questo primo anniversario dalla scomparsa tornano alla mente le parole di una dipendente comunale, che tenne a raccontare il gesto eroico del Primo cittadino, “l’ultimo ad uscire dal palazzo dilaniato dalle fiamme”. Secondi, se non minuti, che, alla prova dei fatti, gli sono stati fatali, per lui che sino all’ultimo ha dimostrato di amare il suo paese e la sua gente.

E’ stato proprio lui a dirci che dovevamo uscire tutti da lì”, aveva raccontato la donna, la cui testimonianza hanno contribuito a ricostruire quanto accaduto in quei drammatici minuti.

Rocca di Papa, un anno dopo, oggi come allora, è chiamata a rialzare la testa e potrà farlo anche e soprattutto in queste settimane in cui ogni formazione politica o aggregazione civica proverà a ritagliarle un’offerta programmatica in grado di garantirle sviluppo e una ripresa consona alle proprie specificità.

L’auspicio – pur nella diversità di vedute, frutto di ideologie e retaggi spesso distanti – è che chiunque ne raccolga il testimone sappia farlo con lo stesso attaccamento per la città e lo stesso spirito civico che proprio Emanuele Crestini, che ha finito per pagare con la sua stessa vita, ha dimostrato fino a quell’ultima boccata d’ossigeno in un palazzo comunale ormai irrespirabile.

C’è allora da augurarsi che proprio una ventata d’aria fresca irrompa in una Rocca di Papa dal clima stantio, costretta a fare i conti coi postumi di quella tragedia e le ripercussioni di una pandemia tale da mettere in ginocchio l’intero tessuto cittadino.

Ma rialzarsi si può, anzi si deve, tenendo sempre a cuore l’insegnamento di chi non si è arreso neppure di fronte alle fiamme, con un sacrificio, quello della propria vita, che resterà ad imperitura memoria.

Daniel Lestini

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