POLITICA

Attendismo e perplessità tra i rappresentanti della Lega dei Castelli Romani dopo il ‘pasticcio’ di Salvini e l’accordo Pd-M5s

Sono giorno di attesa, riflessione e meditazione quelli che stanno vivendo tanti rappresentanti politici legati in qualche modo alla Lega in tutta l’area dei Castelli Romani. Il successo elettorale del 4 marzo 2018, con le adesioni sempre più crescenti dei mesi a venire, fino al trionfo alle Europee del 26 maggio di quest’anno, hanno dato la misura di quanto gli adepti del partito del Carroccio fossero cresciuti anche ai Colli Albani.

Tanti gli esponenti politici del territorio confluiti nella Lega: un pò per comunanza d’ideali (almeno quelli degli ultimi anni), un pò per il carisma del suo leader, un pò per l’insita tendenza a trovarsi meglio sul carro del vincitore. E sono state percentuali oceaniche quelle rimediate a fine maggio dalla Lega nei Castelli, dove il partito un tempo trainato da Umberto Bossi ha chiuso al primo posto un pò ovunque, salvo rare, rarissime eccezioni (Lega primo partito persino a Genzano).

Bocche cucite, in questi giorni, in attesa del da farsi, anche se non mancano malumori o imbarazzi, al momento pubblicamente sottaciuti, per la piega presa dalla crisi di Governo. Anche sui social i diversi esponenti appaiono insolitamente silenti, ma non sono pochi coloro che, col senno del poi, si sentono intimamente perplessi per la scelta del “Comandante” di accelerare la crisi, confidando, un pò ingenuamente, nel ricorso alle urne.

Chi poteva prevedere che Pd e 5 Stelle, dopo essersi tirati ogni tipo di letame (eufemismo) addosso potessero andare a braccetto?” ci dice un esponente leghista, che preferisce restare anonimo. “E’ vero che la Costituzione, in una Repubblica parlamentare, prevede che se c’è una maggioranza si passa ad un altro governo, ma quello che stanno facendo è una violenza a se stessi e ai valori democratici, visto che pur di rimanere incollati alle poltrone e pur di evitare di stare all’opposizione per 5 anni, perché é li che gli italiani li manderebbero, arrivano a sconfessare quanto dicevano fino a poche settimane fa, quando per i 5 Stelle il Pd era il partito di Bibbiano e per Zingaretti e compagni il Movimento era l’antitesi del proprio pensiero”.

Parole e spiegazioni che cercano in qualche modo di lenire gli strascichi per lo “strappo” di questi giorni, anche se trasuda amarezza tra tanti leghisti dei Castelli per la piega presa dalla crisi e per l’epilogo di un’estate apertosi con ben altri auspici, all’insegna dei tempi più cari, dalla sicurezza all’aut aut indiscriminato nei confronti dei migranti. Non manca, tuttavia, chi si dice forte della certezza che “gli italiani non si faranno infinocchiare e sapranno mobilitarsi a tempo debito, restituendo al proprio Paese un Governo solido e coi numeri per governare secondo il volere della maggioranza di loro”.

Come dire, prima o poi arriverà il nostro momento…